Elisabetta Canteri e Martino Secchi

lei ricercatrice all'Università, lui libero professionista a Copenaghen

Data: Giovedì, 23 Marzo 2023

Immagine: 1_Pixabay_foto sirenetta danese
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Descrizione

Immagine: Tornati a Copenhagen

Chi siete e di dove siete?

Ciao! Siamo Martino Secchi ed Elisabetta Canteri e siamo entrambi originari di Trento.

Qual è stata la vostra istruzione e formazione?

Abbiamo frequentato entrambi il Liceo G. Galilei di Trento, con un anno di differenza e in classi diverse. Ci siamo conosciuti solo dopo, quando Elisabetta già studiava a Bologna dove ha conseguito la laurea triennale in Scienze Naturali, mentre Martino ha studiato Ingegneria a Povo. 

Avete poi proseguito gli studi universitari all’estero?

Sì, dopo esserci laureati entrambi abbiamo deciso di cercare una magistrale all'estero. Ci è voluto qualche mese tra le ricerche e le domande di accettazione, ma alla fine abbiamo avuto la buona fortuna di essere entrambi accolti a Copenaghen, in Danimarca. La scelta del paese è stata un po' un caso, ma abbiamo felicemente colto l'opportunità di trasferirci insieme: Martino per studiare Software Development alla IT University, ed Elisabetta per studiare Biologia all'Università di Copenaghen.

Dopo la laurea siamo rimasti un paio d'anni a Copenaghen,
Elisabetta ha poi avuto la possibilità di proseguire gli studi con un dottorato di ricerca in collaborazione tra l'Università di Copenhagen e quella di Adelaide in Australia. 

Così, dopo aver vissuto quasi cinque anni in Danimarca, abbiamo fatto nuovamente i bagagli e ci siamo trasferiti in Australia per altri due anni e mezzo.

Come sono andati i due anni e mezzo trascorsi in Australia, come vi siete trovati?

Quando Elisabetta ha avuto l'opportunità di andare, l'abbiamo colta al volo. Martino aveva inizialmente deciso di lasciare il lavoro e cercarne un altro una volta trasferiti, ma ha poi avuto l’opportunità di avviare la sua attività lavorando come consulente esterno per il suo vecchio datore di lavoro danese, il che ha reso il trasferimento molto più facile. Ci siamo trasferiti ad Adelaide, la capitale del Sud Australia. È stato un po’ uno shock all’inizio, l’Australia è diversa da tutto quello che avevamo conosciuto in Europa, sia in positivo che con alcuni punti negativi. Siamo riusciti a trovare casa molto velocemente e abbiamo preso in affitto un appartamento che, in confronto a quello danese, era una reggia. La città a primo impatto non è molto bella o funzionale, la differenza con l’Europa risalta tantissimo con poca storia o architettura, e senza macchina si fa fatica a spostarsi. Però ci si abitua in fretta, e noi alla fine ci siamo trovati molto bene. C’è tantissima natura, persino all’interno della città, con animali particolari e pappagalli che ti vengono a salutare sul balcone. Si può fare del trekking sulle colline o rilassarsi in spiaggia. La vita australiana è molto tranquilla, meno frenetica. Purtroppo all’inizio è stato difficile ambientarci e costruirci un gruppo di amici perché ci siamo trasferiti appena prima della pandemia, ma dopo un anno e mezzo abbiamo trovato un gruppo stabile di amici con cui uscire e fare piccoli viaggi assieme. Fortunatamente dopo tutte le restrizioni del covid abbiamo anche avuto una piccola possibilità di viaggiare, anche se non abbiamo visitato tutto quello che avremmo voluto, abbiamo comunque visto le attrazioni principali. Sicuramente ci manca molto, ma in quegli anni abbiamo sentito molto la lontananza da casa, soprattutto durante la pandemia.

Immagine: Barriera corallina australiana 2021

Cosa fate ora e dove vivete?

Seguendo la carriera accademica di Elisabetta, abbiamo lasciato l'Australia con molti rimpianti per tornare a Copenaghen, dove Elisabetta è diventata ricercatrice all'università.

Martino invece lavora come libero professionista nel settore informatico, una carriera già iniziata dall’Australia in parte per seguire un’aspirazione a maggiore indipendenza e in parte per poter facilitare i vari spostamenti in giro per il mondo.

Qual è stato il primo impatto in Danimarca e poi come si è rivelata la Danimarca e si sta rivelando?

Abbiamo avuto e abbiamo tuttora dei sentimenti contrastanti verso la Danimarca. 

L’ambito universitario è molto bello e inclusivo, sia da un punto di vista come studenti che da un punto di vista lavorativo. In generale i danesi sono molto attenti al work-life balance, ci sono molti servizi mirati al benessere di studenti e lavoratori e alla sostenibilità ambientale. Il paese offre anche tante agevolazioni sociali, come ad esempio per chi vuole mettere su famiglia o per contrastare la disoccupazione.
Inoltre, dal punto di vista professionale ci sono moltissime opportunità di carriera, soprattutto nei settori più specializzati ma non solo. Per esempio, non è difficile per uno studente riuscire a trovare un lavoro part-time per sostenersi durante gli studi, e ottenere borse di studio e altri aiuti.
Finita la laurea ci sono spesso varie opportunità di rimanere in Danimarca e trovare lavoro, anche se questo può variare molto di settore in settore, e per certi impieghi la conoscenza del danese è richiesta.

Ci sono poi tutte le differenze che chi si trasferisce da Trento a una grande città spesso apprezza: locali e negozi aperti, ottimi trasporti pubblici, grande offerta di attività e qualità della vita.

Sull'altro piatto della bilancia però ci sono anche varie difficoltà. La Danimarca non è un paese per poveri: il costo della vita è alto, soprattutto per chi si trasferisce inizialmente senza uno stipendio danese. Trovare casa è un processo molto lungo e difficile, soprattutto per chi cerca di restare dentro un budget. Il primo anno per noi è stato piuttosto difficile, anche con la disponibilità (seppur limitata) di alloggi per studenti. Ci siamo trasferiti quattro volte nello stesso anno e quando finalmente abbiamo trovato un posto più stabile era comunque un monolocale da 30mq, e non poco costoso per degli studenti.
Dal punto di vista sociale i danesi sono un po' difficili da approcciare all’inizio. Sono molto educati, gentili e disponibili, ma spesso non abbastanza da invitarti a uscire fuori a cena o a prendere una birra nel fine settimana. Bisogna prenderli un po’ per esasperazione per costruire dei rapporti duraturi (forse non sono molto diversi dai Trentini in questo).

Molti internazionali eventualmente trovano più facile mantenere rapporti con altri expat, per cui spesso si formano piccole comunità di stranieri in Danimarca.

E poi vabbè, il freddo, il buio, il cibo.. le solite lamentele di chi si trasferisce al Nord.

La vostra decisione di recarvi in Danimarca è stata del tutto casuale o pianificata da entrambi?

È stata casuale. Entrambi volevamo proseguire gli studi di magistrale all’estero. Avevamo fatto una lista di paesi in cui eravamo interessati e per caso siamo stati presi entrambi a Copenhagen, quindi abbiamo deciso di trasferirci.

Come siete organizzati attualmente, com’è la vostra giornata tipo?

Elisabetta: io di solito arrivo in ufficio in università tra le 9:30 e le 10:00 (ho orari molto flessibili) e finisco tra le 17 e le 18 di sera. Almeno due volte a settimana mi vedo con un'amica per allenarci assieme. Quando non mi alleno, passo al mercato per prendere frutta e verdura. È costoso ma almeno riesco a trovare più varietà che al supermercato. La sera mi riposo, faccio un po’ a maglia e guardo qualche serie in tv.

Martino: anche io sono un po' sfasato rispetto ai ritmi danesi, di cui la tipica giornata lavorativa è circa 8:00-16:00 o 9:00-17:00. Lavoro da casa in remoto, o come dicono gli italiani, in “smart working”, e visto che la maggior parte dei miei colleghi si collega dagli Stati Uniti o dal Sudamerica, per avere un overlap maggiore cerco di spostare la mia giornata lavorativa un po' più tardi.  Uso buona parte della mattina per andare in palestra e svolgere le varie distrazioni della giornata come fare la spesa o appuntamenti vari, e inizio a lavorare verso le 10:30-11:00 fino alla sera verso le 19:00-19:30. Spesso faccio qualche ora di lavoro aggiuntiva anche nel fine settimana. 

In generale, il fine settimana ci riposiamo entrambi e ci dedichiamo alle attività sociali, magari con un caffè o una cena con amici.

Se ci sono quali sono gli aspetti che migliorereste della società danese? avete molti amici? degli hobby?

Abbiamo degli amici ma diciamo che la vita sociale segue le stagioni. In estate si esce molto di più che in inverno. Con la maggiore quantità di ore di luce si sente proprio la differenza, anche nell’umore. Con il sole facciamo passeggiate in spiaggia, picnic e barbecue all’aperto, uscite la sera con gli amici. Forse non ci sono aspetti da migliorare però per quanto ci si sforzi a imparare la lingua o ad integrarsi nella società, dopo 5 anni noi ci sentiamo ancora stranieri e sappiamo che non ci integreremo mai al 100%.

C’è qualche argomento che vorreste portare alla luce, qualcosa che vi preme dire della vostra esperienza da expat? Vi siete mai sentiti stranieri?

Vivere all’estero non è sempre tutto rose e fiori, la lontananza da casa si sente, e a volte può essere difficile integrarsi. Imparare la lingua fa tanta differenza, ma anche sapendola alla perfezione (un livello che noi non raggiungeremo mai con il danese) si rimane comunque stranieri. Questo viene spesso ricordato nelle conversazioni anche con allusioni o stereotipi che, anche quando in buono spirito, alla lunga stancano.

Qual’è la vostra idea di casa, è importante e cosa significa per voi?

Dopo circa 8 anni da expat sicuramente ci manca un posto da chiamare casa. Abbiamo cambiato così tanto che vorremmo trovare un posto dove poterci stabilire. Purtroppo il lavoro accademico di Elisabetta non permette molta stabilità, sono sempre contratti a breve termine, da due a tre anni. Stiamo considerando l’idea di trovare un posto dove prendere casa e poi cambiare lavoro di conseguenza, ancora però non abbiamo idea di dove. Non vorremmo restare in Danimarca ancora molto a lungo, e stiamo considerando di tornare in Italia. La vita probabilmente è più facile qui, ma non ci sentiamo a casa. È anche difficile trasferirsi in posti nuovi dove non si conosce nessuno. All’inizio è eccitante ma partire da zero vuol dire ogni volta ambientarsi e prendere conoscenza della città, la società e la cultura del luogo, e impegnarsi a coltivare nuove amicizie. È bello, ma anche mentalmente stressante.

Immagine: Tornati in Italia un paio di mesi dopo l'Australia e il Covid, anno 2022

Volete lasciare un messaggio a tutti i lettori e alla Community di MondoTrentino?

Secondo noi un’esperienza all’estero è molto importante. Si cresce moltissimo e noi siamo contentissimi delle esperienze che abbiamo fatto. Crediamo che tutti almeno una volta nella vita dovrebbero farlo, che sia un Erasmus, anno all’estero, o altro.

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Ultimo aggiornamento:Giovedì, 23 Marzo 2023