Fabiana Pompermaier

si definisce "viaggiatrice" e con "ali e radici" coglie le opportunità del proprio viaggio

Data: Mercoledì, 17 Marzo 2021

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Descrizione

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Sono Fabiana Pompermaier, ho 27 anni e sono di Trento.

Cosa fai attualmente e dove vivi?

Sono tornata da un anno a vivere a Trento, sto facendo servizio civile presso l'Associazione Mazingira al Muse, dove mi occupo principalmente di progettazione. 

Cosa ti piace maggiormente del lavoro che hai iniziato a fare e in quale modo pensi ti possa aiutare a realizzare il tuo futuro?

Questi mesi ad Associazione Mazingira mi stanno dando la possibilità di conoscere meglio e di imparare da esperti professionisti il lavoro che sto cercando di intraprendere e di esplorare più a fondo, seppur finora da lontano, in un’area geografica come l’Africa orientale dove sono stata e che mi appassiona tanto. Più di ogni altra cosa, mi sta aiutando a sviluppare maggiori conoscenze e sensibilità sulla progettazione di interventi che promuovano uno stile di vita sostenibile che preservi l’ambiente circostante e la costruzione di resilienza ai cambiamenti climatici delle popolazioni locali.

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Qual’è stato il tuo percorso di studi?

Le mie esperienze all’estero sono iniziate al quarto anno di liceo, ho frequentato il Liceo Prati di Trento, quando ho deciso di studiare per un semestre al Salesian College Rupertswood, a Melbourne in Australia. Quest’esperienza è stata determinante per la mia vita, sono sempre stata curiosa e interessata a conoscere, ma vivere all’estero da sola mi ha permesso di sviluppare maggiore fiducia e consapevolezza della resilienza e determinazione che mi caratterizzano. Soprattutto, mi ha permesso di comprendere quanto sia fondamentale continuare a mettermi alla prova, spingermi fuori dalla mia zona di comfort e superare i miei limiti.

Infatti, un mese dopo il diploma di liceo, sono partita alla volta della Danimarca, dove ho conseguito la laurea triennale in Studi Europei e Relazioni Internazionali nella piccola città costiera di Sønderborg. Nel 2016, ho partecipato al programma Erasmus+ attraverso il quale ho frequentato un semestre a Sciences Po, a Lille in Francia. Tornata dall’Erasmus a Trento, ho avuto la possibilità di fare un tirocinio al Centro per la Cooperazione Internazionale, dove ho seguito un progetto europeo chiamato “Global Schools”, di cui la Provincia Autonoma di Trento era capofila, perché promuove l’Educazione alla Cittadinanza Globale nelle scuole primarie di 10 diversi paesi europei.

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Dopo questa pausa trentina, ho frequentato la magistrale in Sicurezza e Diritto Internazionale, con specializzazione in diritti umani e diritto umanitario, presso l’University of Southern Denmark a Odense. Durante il secondo anno ho trascorso tre mesi a Lira nel nord dell’Uganda, dove ho avuto la possibilità di lavorare con African Youth Initiative Network (AYINET), un’associazione non governativa locale che da 15 anni supporta la riabilitazione fisica e psicologica delle vittime del conflitto che ha tormentato la popolazione per 20 anni. Ho preso parte con loro alle attività legate alla giustizia transizionale, quindi volte alla riconciliazione tra le parti, alla prevenzione di nuovi conflitti e alla comprensione del processo appena conclusosi alla Corte Penale Internazionale.

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Come hai passato il periodo di lockdown nel 2020 e come stai vivendo ora l’emergenza sanitaria in corso a causa del Coronavirus?

La pandemia ha travolto i miei progetti di vita e lavorativi, o così pensavo a febbraio 2020. Dopo essermi laureata ad ottobre 2019, avevo trovato lavoro con un contratto annuale, a Gori in Georgia, dove dovevo unirmi alle forze di una organizzazione locale che lavora con i profughi della regione e collabora con l’Università di Tbilisi per sviluppare nuove metodologie di risoluzione dei conflitti. A fine febbraio sarei dovuta tornare a Trento dalla Danimarca per una settimana, per poi partire i primi di marzo per la Georgia. Dopo tre voli cancellati e in pieno lockdown, ho dovuto rinunciare a partire. 

L’impatto del Covid ha cambiato i tuoi progetti nel 2020?

Non essendo potuta partire, da marzo 2020 mi sono messa alla ricerca di un’alternativa lavorativa possibile. Tramite il portale del Servizio Civile Universale Provinciale, sono venuta a conoscenza del progetto presso Associazione Mazingira, e mi sono subito candidata. La partenza del progetto è stata rimandata più volte per l’impossibilità di lavorare in sicurezza e con continuità. Quindo mi è stato confermato che avrei iniziato a lavorare a settembre.
Le prime settimane di quarantena sono state difficili da metabolizzare, si passava dallo sgomento e paura per quanto stava succedendo, per questa situazione che ci era piombata addosso senza precedenti, alla fiducia e motivazione data dalla consapevolezza che stavamo affrontando tutto questo insieme, rispecchiata nella frase appesa ai balconi delle case intorno alla mia: “andrà tutto bene”. La pausa forzata che il mondo intero era obbligato a prendersi, coincideva con quella che dovevo accettare per la mia vita, dopo sei anni appaganti in giro per il mondo.
Sono stata estremamente fortunata, i miei affetti più stretti non sono stati per il momento colpiti dal Covid, ma già durante la prima ondata amici lontani e vicini condividevano la complessità e severità di questa malattia. Avendo finalmente tempo illimitato a disposizione, ho cercato di trovare spazio per le passioni che avevo messo da parte negli anni e appena possibile, mi sono organizzata per portare a termine quei progetti personali che rimandavo da tempo. Nella fortuna della salute, ho cercato di vivere questi mesi come un’opportunità.

Da settembre, le mie giornate si sono riempite con il lavoro da casa e quando possibile con il lavoro in sede. Sto cercando di adattarmi alla situazione con la positività che da sempre mi contraddistingue, grata di avere la possibilità di imparare il lavoro che voglio fare e di mettermi alla prova tutti i giorni nel rispetto delle norme anti-contagio.

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Che cosa ti hanno dato tutte queste esperienze all’estero? Pensi di volerti stabilire nuovamente all’estero appena sarà possibile?

Credo che queste esperienze all’estero siano state un’occasione fondamentale per conoscermi, per mettermi in discussione, cercare di capire chi sono e chi voglio diventare. Ho avuto la fortuna di conoscere persone meravigliose da ogni parte del mondo che, nel bene e nel male, hanno lasciato una traccia indelebile sul mio trascorso, ispirandomi a lavorare su me stessa e a migliorarmi sempre.
Penso sia per me inevitabile cercare l'ebbrezza del salto nel vuoto, sensazione che provo ogni volta prima di una partenza. Quindi sì, sto cercando di trovare delle possibilità lavorative che mi portino a viaggiare e stabilire nuovamente all’estero. 

Hai avuto modo di conoscere altri italiani durante la tua permanenza all’estero?

Se penso al rapporto con gli italiani all’estero sorrido, perché il mio atteggiamento è cambiato radicalmente negli anni. I primi tempi cercavo di evitare troppi contatti, mi ero imposta di non cadere nel cliché di italiana che sta con italiani all’estero, come se avessi un rifiuto di tutto ciò che percepivo come già conosciuto.  Nel tempo la mia posizione non solo si è ammorbidita, ma ricercare il familiare e conosciuto è diventato una necessità. La vita all’estero è disseminata da incontri e scontri, incomprensioni culturali che in alcuni momenti diventano estraneazione. Il calore, senso di appartenenza e familiarità presenti in un piatto di spaghetti al dente, come nello scambiare due parole in italiano, ti fanno sentire compreso e alleviano le complessità del vivere lontano dagli affetti e da tutto ciò a cui siamo abituati.

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Hai avuto modo di avere contatti significativi con altri ragazzi trentini all’estero?

La mia esperienza in Uganda è stata facilitata dal contatto con una signora trentina, conoscente di famiglia, che abita a Kampala e che mi ha aiutato ad ambientarmi e a recarmi in sicurezza nel nord del paese. E’ stato un incontro fondamentale per trovare conforto e calore nei momenti difficili. Anche in altre situazioni mi è capitato di fare forza sulla rete di trentini all’estero per supportare il trasferimento di amici in altre città, con la ricerca di appartamenti e contatti utili.

Quali sono le principali motivazioni che ti portano ad andare oltre confine?

Sono sempre stata una viaggiatrice, fin da piccola ho avuto la fortuna di essere stimolata ed arricchita da racconti e viaggi che hanno fatto crescere in me la curiosità di conoscere e scoprire nuovi luoghi e culture diverse. Concepisco l’incontro con l’altro, il diverso e lo sconosciuto come un’opportunità unica di messa in discussione ed arricchimento. Certo, in questo momento, il mio occhio si sposta all’estero anche perché vi sono maggiori possibilità di trovare un lavoro appagante, ben remunerato e nell’ambito in cui ho studiato. 

Vuoi lasciare un messaggio alla Community di MondoTrentino?

Un saluto alla Community di MondoTrentino, con l’augurio di poter tornare tutti a godere presto della bellezza del nostro territorio e del mondo, con ali e radici.

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Ultimo aggiornamento:Mercoledì, 14 Aprile 2021