Federico Rossi

trentino residente a Campinas in Brasile, lavora come responsabile di qualità per Luxottica

Data: Giovedì, 09 Febbraio 2023

Immagine: 1_Pixabay_vista della città di Campinas
© Júlio Cesar J.Cesar - https://pixabay.com/

Descrizione

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Chi sei e da dove sei?

Sono Federico Rossi e sono nato a Trento l’8 dicembre del 1979.

Qual è stato il tuo percorso di studi, ami viaggiare?

Sono ingegnere dei materiali, laureato alla facoltà di Trento nel 2004.
Precedentemente ho frequentato il Liceo Scientifico sperimentale G.Galilei, sempre a Trento.
Amo molto viaggiare: lo considero da sempre il miglior modo di investire il tempo e il denaro, dato il bagaglio di esperienza e di ricordi che accompagnano ogni viaggio fuori porta.
Ho cominciato a viaggiare sin da piccolo con la mia famiglia che mi ha trasmesso questa passione, fino a diventare quasi una “droga” a partire dai primi viaggi fatti con amici o da solo.

Quando hai iniziato a lavorare e qual è stato il tuo percorso professionale?

Ho iniziato a lavorare subito dopo aver conseguito la mia laurea nel 2005, presso la gloriosa fabbrica Whirlpool di Trento. Dopo un anno l'azienda mi ha chiamato presso il quartier generale Europeo a Varese e da allora in pratica ho lasciato il mio amato lido trentino, dove ritorno sempre appena possibile.
Dopo 11 anni in Whirlpool con incarichi di crescente responsabilità in ambito di qualità, ingegneria e ricerca e sviluppo ho deciso di mettermi alla prova in un settore completamente diverso, cominciando nel 2016 a lavorare per Luxottica, azienda per cui tuttora lavoro. Dopo 3 anni ad Agordo, nel bellunese, laddove Luxottica è nata, cresciuta e si è consolidata come una delle aziende italiane di maggiore successo e respiro internazionale, ho sfruttato un´opportunitá unica di fare un'esperienza professionale e di vita all’estero.
E qui veniamo al mio presente: dal 2019 sono responsabile di qualità della fabbrica Luxottica di Campinas, cittá brasiliana ad un’ora di distanza dalla nota metropoli di San Paolo. Qui produciamo occhiali di varie marche per il mercato locale sudamericano, ma anche - in crescente percentuale - per il resto del mondo.

Cosa fai ora e dove vivi?

Come dicevo lavoro e vivo a Campinas, cittá dello Stato di San Paolo, in Brasile.
Vivo in affitto in una cosí chiamata “casa de rua”, tradotto “casa di strada”, che si differenzia dalle case o appartamenti di condominio, dei veri e propri villaggi recintati da cerchie murate con sorveglianza e aree comuni come piscine, campi sportivi, aree barbeque o dove fare ricevimenti.
Mi piace spiegare questa differenza perché è uno degli aspetti di vita in Brasile piú differenti rispetto all’Europa.
Essendo il tema della sicurezza uno dei gap storici di questo Paese, soprattutto se comparata con agli standard europei (e trentini), la prioritá per la famiglia brasiliana che puó permetterselo è di avere una casa protetta da possibili furti o tentativi di infrazione.
Una delle raccomandazioni ricevute al mio arrivo era appunto di evitare di vivere in “casa de rua”, ancor piú per esser straniero e quindi visto come potenzialmente benestante; consiglio che mi sono deciso a infrangere a seguito della convivenza con la mia attuale moglie brasiliana, che mi ha convinto a rischiare e vivere l'autentica esperienza brasiliana.

Come sta andando?

Come direbbero gli inglesi: so far so good! Nessun problema dopo piú di un anno, a testimonianza che con alcune accortezze e rimanendo con basso profilo si può vivere in Brasile senza temere troppo la delinquenza.
Mi sono recentemente sposato con Brenda, una ragazza brasiliana conosciuta qui, con cui convivo ormai da quasi 3 anni, dagli albori della pandemia.
Abbiamo Joy un bellissimo cagnolino shih tzu e una calopsita - pappagallino australiano - di nome Anacleto.

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Coltivi degli hobby o passioni in particolare nel tuo tempo libero, ce ne vuoi parlare?

Ne ho sempre avuto tanti, sport e non solo, ma vi racconterei di quello che ho coltivato in Brasile, per non andare fuori tema.
In particolare, nell'ultimo anno mi sono appassionato ad uno sport che noi italiani abbiamo inventato ed esportato nel mondo (e ove tuttora primeggiamo, insieme proprio ai brasiliani), il beach tennis, o volgarmente racchettoni da spiaggia.
Quello che tutti noi abbiamo visto giocare sulle spiagge della riviera romagnola, dove è nato, sta spopolando letteralmente in Brasile e non solo, quasi ricalcando il successo che l'altro sport di racchetta, il padel, sta avendo recentemente in Italia.
Per descrivere il beach tennis in poche parole, lo definirei un incrocio fra paddle e beach volley, con cui in pratica divide i campi fatti appunto di sabbia. Si gioca in 2 contro 2, come nel padel, e il punteggio deriva dalla numerazione tennistica classica.
Per far capire quanto questo sport stia avendo successo in Brasile, stanno nascendo campi da beach tennis in ogni angolo delle cittá, soprattutto nello stato di San Paolo, che anticipa storicamente i trend del Paese rispetto ad altre regioni: spesso a farne posto sono i campi dello sport da cui deriva, il tennis.
I segreti del beach tennis sono facilmente riassumibili: facilitá di apprendimento, aperto a tutte le etá, senza necessitá – per giocare a livello amatoriale – di preparazione fisica specifica, sensazione di stare in spiaggia nel praticarlo, anche se (come nel caso di Campinas), in realtá siamo a 2 ore dal mare. La formula dei club in cui si gioca a beach tennis per me è un esempio da copiare: non è necessario trovare altri 3 compagni per giocare, dovendo combaciare agende sempre piú fitte dei giorni nostri. Arrivi ai campi, scegli dove giocare – sulla base del tuo livello di gioco – e ti accomodi in coda attendendo la fine della partita precedente, al massimo 15-20 min. nel caso degli scontri piú agguerriti.
Tutto ciò non fa che aumentare l'aspetto di socialitá dello sport, dal momento che in poche partite già fai conoscenza di tutti i giocatori del club e ne possono nascere belle amicizie sportive.

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Come viene affrontato il tema della sicurezza nella città in cui vivi?

Campinas oggi come oggi possiamo considerarla ragionevolmente “sicura”, parlando di standard brasiliani, ancora lontano da quelli europei e ovviamente trentini.
Fino a 10 anni fa si registravano assalti a mano armata, soprattutto a case e automobili, tutti i giorni: negli ultimi tempi la situazione è migliorata significativamente. Personalmente non mi é mai successo mai nulla di rilevante parlando di sicurezza.
Ci sono dei comportamenti da considerare sempre per prevenire spiacevoli inconvenienti, a partire dal non “mostrare” ricchezza, non esporsi molto con dettagli sulla propria abitazione o condizione sociale con conoscenti o stranieri e mantenere sempre un profilo “basso”, in perfetto stile trentino (forse anche per questo non ho mai avuto problemi☺).
Ci sono bairros (quartieri) piú poveri e pericolosi di altri, anche favelas a Campinas: chiaramente è bene vedersi dall'entrare a meno di non esser accompagnati da qualche residente.
Al di fuori di Campinas e dello Stato di San Paolo ci sono alcune cittá piú problematiche di altre.
La bellissima Rio de Janeiro per esempio non è famosa solo per le spiagge, il Cristo Redentore e i panorami unici, ma anche per la pericolositá di alcune zone della cittá: consiglio a questo proposito guardarsi due bei film brasiliani, che hanno avuto anche un certo successo internazionale: Tropa de Elite e City of God, entrambi ambientati a Rio.
Solitamente frequentando solo i siti turistici comunque si va sul sicuro, anche se è sempre bene tenere gli occhi aperti, come in qualsiasi viaggio in Sud o Centro America.

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Oggi si parla di un Brasile politicamente diviso praticamente in due parti, quali sono le tue sensazioni e percezioni riguardo alla situazione attuale?

Effettivamente é cosí, il paese è spaccato in due politicamente, come testimoniato dalle recenti elezioni politiche, che hanno visto il successo del partito dei lavoratori di Lula per un soffio sul partito conservatore di Bolsonaro, Presidente uscente.
La storia politica recente del Brasile é abbastanza conturbata: per chi non lo sapesse, prima del governo Bolsonaro, il governo Lula che ha governato per due mandati consecutivi è stato protagonista di grandi scandali per corruzione, una specie di Tangentopoli in salsa brasiliana.
Se nei primi anni del mandato Bolsonaro è riuscito a guadagnare un certo consenso con una serie di iniziative economicamente efficaci, anche in mancanza di una vera e propria alternativa e opposizione politica, la gestione della pandemia alquanto discutibile e la successiva scarcerazione (e parziale assoluzione) di Lula hanno di fatto intaccato la posizione di Bolsonaro, fino alla polemica sconfitta di ottobre.
In questi anni personalmente non ho maturato simpatia né per Bolsonaro, né per Lula: auspico che quanto prima il paese possa trovare una valida alternativa a questi due candidati, ormai irreparabilmente compromessi dagli errori del passato e dai vizi di un sistema ancora abbastanza corrotto.
Piú che sbilanciarmi sulla mia opinione politica, per la quale appunto non ho una chiara preferenza, penso sia interessante risaltare un aspetto che non mi aspettavo: la passione dei brasiliani per la politica.
Passione positiva, nel senso di interesse, ma anche purtroppo negativa, quando diventa estremismo e soprattutto incapacità di mediazione e dialogo. Questo avviene nei dibattiti politici in tv, cosí come in strada, cosí come alla macchinetta del caffé al lavoro.
Sbilanciarsi troppo su opinioni politiche a volte in Brasile può voler dire compromettere un'amicizia o incrinare un rapporto altrimenti stabile. Provato per credere.
L’eco delle elezioni, la campagna e la propaganda, le manifestazioni in strada, la suspance durante lo spoglio e i commenti post elezioni a distanza di settimane: ho riscontrato questo calore in Brasile solo per altri due eventi – il Carnevale e la Copa do Mundo (Mondiale di calcio): la dice tutta su quanto la politica entri nel quotidiano dei brasiliani.

Ti senti integrato ora nella società brasiliana? Come è andata all’inizio, conoscevi già il portoghese brasiliano? Hai potuto contare su qualcuno al tuo arrivo?

Sono arrivato da solo in Brasile, forte solo di una parola nel mio bagaglio: “obrigado”. Poco per comunicare.
I primi due mesi sono stati i piú difficili: a sentirlo parlare il brasiliano mi sembrava tutto fuorché una lingua latina. Non capivo piú del 10%. La difficoltà iniziale per gli italiani è principalmente negli accenti, ben piú complessi dei nostri per varietà e fonetica.
In questa fase è stato fondamentale Vinicius, il mio braccio destro al lavoro, che mi ha fatto letteralmente da guida per i primi mesi in Brasile, aiutandomi al lavoro, ma soprattutto fuori. Dimostrando una delle caratteristiche brasiliane: senso di ospitalità.
Chiaramente essendo stato trasferito per lavoro, la mia azienda mi ha aiutato nella parte burocratica e mettendomi a disposizione un’insegnante di portoghese per i primi 6 mesi.
Dopo circa 3-4 mesi di studio (e tanti tanti errori) sono arrivato a raggiungere una certa indipendenza comunicativa, riuscendo a comprendere e farmi capire per i concetti basici al lavoro e le situazioni di “sopravvivenza” fuori dal lavoro.
Attualmente considero il mio portoghese fluente, per quanto probabilmente grammaticalmente e foneticamente ancora “da straniero”, fino a rendermi conto in alcune situazioni di pensare in portoghese e dover tradurre in italiano.
Nell'integrazione con la gente brasiliana conoscere la lingua è fondamentale, in quanto la conoscenza dell’inglese rimane uno scoglio per tanti brasiliani, la maggior parte.
Per accelerare il processo di integrazione non puó mancare la partecipazione all'evento in assoluto piú brasiliano: il churrasco (letto ciurrasco). Si tratta di quello che comunemente definiamo braciolata, o barbeque detto all’inglese. Tuttavia, anche se la base dell'evento è simile al nostro (carne alla griglia – rigorosamente a fuoco), i dettagli ne fanno una cosa diversa:

  • La durata: solitamente si sa (piú o meno, vista la flessibilità di orari brasiliani) quando inizia (11,00-12,00), ma non quando finisce. Solitamente il churrasco si mangia per pranzo e cena. La durata potrebbe paragonarsi a quella di alcuni pranzi natalizi o pasquali, soprattutto in meridione
  • Le pietanze: oltre alla carne, mediamente molto buona e piú economica che in Italia, ci sono una serie di pietanze tipiche di contorno, dall’onnipresente arroz (riso bianco) alla vinagrette (una “macedonia” di verdure condite con abbondante aceto), dalla maionese (una specie di insalata russa) al pao de alho (il mio preferito – un pane cotto alla brace con cuore di una crema di formaggio/maionese/aglio)
  • La birra: la vera protagonista di ogni evento in Brasile é la cerveja (la birra). La caratteristica della birra brasiliana è di avere un grado inferiore alle europee ed essere bevuta sempre rigorosamente gelata (congelata o quasi).
  • La musica: la musica condisce sempre ogni evento in Brasile. Contrariamente a quanto credevo il Brasile non é solo Samba e Pagode, tuttavia ha molti generi musicali, piú o meno di successo in base alle regioni. A San Paolo ad esempio va per la maggiore il Sertanejo (Sertanegio), una sorta di country americano adattato con testi romantici e ritmi e melodie molto orecchiabili. Ovviamente dopo una certa ora le chiacchiere lasciano spazio anche a canti e balli, quando la cerveja comincia a sciogliere un pó il ghiaccio tra gli invitati
  • Il modo di mangiare: una caratteristica di consumare il cibo, in particolare la carne, mi ha colpito molto e penso sia molto indicativa del modo in cui questo popolo vive la vita. Mentre da noi ognuno sceglie la braciola/salsiccia o puntina che sia e la consuma interamente nel proprio piatto, in Brasile questa pratica è vista quasi come un affronto egoistico. La carne si ritira dal fuoco, si taglia in bocconcini e la si lascia a disposizione di tutti, che attingono letteralmente dall’unico piatto. Questo senso di comunione del cibo è tipico del Brasile e, mi dicono, anche Argentina. Testimonia l'importanza sociale di questi ritrovi culinari, occasione per saldare i rapporti fra amici, colleghi, parenti o vicini di casa. Altro consiglio: mai disertare un churrasco brasiliano. Offesa e occasione persa.

Nel processo di integrazione devo ringraziare soprattutto due persone. Vinicius, il mio miglior amico brasiliano, nonché collega di lavoro, che mi ha fatto letteralmente da guida per mesi nel primo anno.
E ovviamente Brenda, mia moglie, conosciuta qui a Campinas 3 anni fa, che pazientemente mi ha insegnato le sfaccettature anche piú “popolari” e “raiz” (extra-cittadine) della cultura brasiliana.
Mi sono sposato in Brasile nel novembre 2022 e ora mi posso considerare a tutti gli effetti metá brasiliano, un gringo “naturalizzato”.
Non sono riuscito a viaggiare quanto avrei voluto, visti i 2 anni di pandemia e gli impegni lavorativi, ma ogni volta che l'ho fatto ho apprezzato angoli di Brasile molto diversi, naturalisticamente e culturalmente parlando.

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Il Brasile è lo stato che conta la maggior presenza di discendenti di emigrati trentini partiti a fine ’800. Qual è il tuo rapporto con quelli che probabilmente avrai avuto modo di incontrare?

Nel trasferirmi in Brasile mi ero ripromesso una cosa: integrarmi il prima possibile e per fare questo ho cercato di evitare contatti con altri europei, italiani o trentini, per evitare la classica esperienza “Erasmus”, poco proficua dal punto di vista di apprendimento della lingua e esperienza a 360º nel paese ospitante.
Per questo motivo non ho avuto contatti con altri italiani o trentini, se non saltuariamente.
In piena pandemia, duranti i 2 anni di isolamento del Brasile (i voli nel 2020-21 erano interdetti per l'Italia, anche per cittadini italiani iscritti Aire), per ammazzare la nostalgia di Trento e dell'Italia ho fatto un viaggio on the road nello stato di Santa Catarina, nel sud del paese, ove la presenza di italiani e trentini è maggiore. In particolare la metá clou era “Nova Trento”, cittadina dell'entroterra fondata e tuttora popolata da trentini emigrati. Arrivandoci è stato come fare un tuffo in Trentino, a qualche migliaia di km di distanza: i famigliari cognomi delle insegne, la coltivazione delle viti (rare in Brasile), la polenta e spezzatino, il buffo dialetto misto trentino-portoghese, l’ospitalitá e la curiositá della popolazione di ricevere la visita di un trentino autentico in un periodo cosí difficile per il mondo.
In questi ultimi mesi sfrutteró sicuramente i contatti di MondoTrentino piú vicini a Campinas per conoscere chi da anni ci rappresenta in questo vasto e stupendo paese.

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Cosa ti manca maggiormente del Trentino, ci torneresti a vivere?

Oltre a famiglia e amici... direi le stagioni: sembra assurdo ma mi manca la neve, il freddo, l'inverno, che poi lascia spazio ai fiori e ai primi caldi, prima di concederci i bagni nei laghi o le escursioni nelle montagne più incredibili del mondo.
E poi gli angoli di Trento e le montagne della nostra regione, uniche al mondo (e posso dirlo avendo viaggiato parecchio).
Ormai non abito stabilmente a Trento dal 2006, ma fino a quando ho potuto non ho mai trasferito la mia residenza, piú che per questioni burocratiche per questioni personali e affettive: la mia patria é e rimarrá sempre il Trentino, in cui torno sempre ad ogni occasione.

Ti senti di lasciare un messaggio a tutti i lettori e alla Community di MondoTrentino?

Vorrei invitare tutti a visitare almeno una volta nella vita il Brasile. Non è facile decidere cosa vedere, perché è veramente gigante e offre tantissime esperienze molto differenti e immersive. Nel caso mi rendo disponibile per dare alcuni consigli di viaggio.
In genere invece mi sento di dare un consiglio a tutti quelli che vogliano fare un’esperienza piena all'estero, piú o meno lunga che sia: partite senza preconcetti, con mente aperta, siate una spugna rispetto a quello che incontrerete, non affrettatevi a giudicare le usanze e i comportamenti, perché solo col tempo capirete certi aspetti della vita e della cultura del posto, siate rispettosi e riceverete rispetto, anche se in forme eventualmente differenti da quelle che conoscete.
Sentitevi cittadini del mondo per adozione, e ovviamente sempre orgogliosamente trentini.

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Ultimo aggiornamento:Giovedì, 09 Febbraio 2023