Descrizione
Luca, raccontaci chi sei e dove vivi
Mi chiamo Luca Endrizzi, sono originario di Trento dove ho fatto tutti i miei studi, compresa l'università. Ora sono un trentino... nel mondo, in Europa per la precisione. Vivo con la mia compagna francese e la nostra bambina, a Parigi. Sono venuto in Francia nel 2008, e ci abito stabilmente dalla fine di quell'anno.
Come è la tua vita e come è cambiata da quando c’è l’emergenza coronavirus?
Da 8 anni faccio il giornalista freelance qui in Francia per diversi media francesi e svizzeri. Quando lavoro per la stampa scritta, salvo i viaggi per i reportage, lavoro spesso a casa. Quando invece lavoro per la Tv devo recarmi nei locali che sono a circa 45' dal mio domicilio. Lavorativamente è cambiato parecchio perché non essendoci più trasmissioni di sport dal vivo, per ora la Tv (Eurosport) ha lasciato a casa tutti i suoi giornalisti freelance. Per la stampa scritta riesco ancora a fare qualcosina invece. Anche il fatto di non potersi spostare, di non poter viaggiare mi ha tolto diverse opportunità di lavoro. Mi è capitato quindi di fare delle interviste nella stanza da bagno (il nostro appartamento è piccolino) per essere tranquillo e conto sul pisolino della piccola per avere un attimo di calma e scrivere. Diciamo che la vita quotidiana è incentrata sulla vita di famiglia, i pasti da preparare, la spesa da fare, le pulizie e così via. Poi ci sono i collegamenti whatsapp coi nonni a Trento ed a Saint Nazaire, la città sull'Atlantico dove abitano i nonni francesi, e poi quelli con un'amica dell'asilo di mia figlia, e con altri amici ancora, in diversi Paesi. Non abbiamo passato una giornata, dicendo: “che noia oggi!”. C'è anche qualcosa di positivo: il tempo passato con la mia compagna e mia figlia che vedo crescere a vista d'occhio. Cosa molto più prosaica, abbiamo anche trovato il tempo per fare un po' d'ordine nei nostri armadi. In un appartamento piccolo non ti puoi permettere di accatastare le cose!
Confermi che la Francia è stato il Paese in Europa colpito prima dal virus e come si sono comportati lo Stato e i francesi in generale, prima e durante l’esplosione del virus stesso?
Assolutamente. Il primo decesso causato da Covid_19 sul suolo europeo, almeno ufficialmente, è un turista cinese di 80 anni, spirato all'Ospedale Bichat di Parigi il 14 febbraio. Era entrato in ospedale il 25 gennaio con tutti i sintomi del virus (febbre, tosse, difficoltà respiratorie). In seguito a questi avvenimenti la Francia è risultata piuttosto inerte. Da qui si guardava la situazione dell'Italia, con una certa pietà, ma anche con un sorrisino compiaciuto. “Questo succede agli italiani, qui non sarebbe mai successo”, sembravano dire i dirigenti francesi. Ma... Non è andata così. Come aveva detto Macron in uno dei suoi discorsi televisivi, il virus non ha confini. Il primo grande focolaio di Covid_19 si è sviluppato nella città alsaziana di Mulhouse alla fine di febbraio. Durante un incontro di fedeli evangelici, migliaia di persone, fra cui vi erano degli infetti, sono entrate in contatto le une con le altre, il risultato è stata la saturazione degli ospedali alsaziani dai quali i pazienti sono stati trasferiti in Germania ma anche nell'ovest della Francia dove il virus si è sviluppato di meno. L'altro grande focolaio è la regione di Parigi, l'Ile de France, che conta circa 12 milioni di abitanti. Si capisce subito dunque che questa regione possa essere un un terreno fertile per la propagazione di un virus. In fin dei conti la Francia ha adesso non molti meno morti dell'Italia. Il governo di Edouard Philippe ed il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, hanno adesso una bella matassa da sbrogliare che si chiama deconfinamento. Sebbene ci sia una data fissata all'11 maggio, le difficoltà organizzative e le domande, lecite, che la gente si pone, non fanno dormire sonni tranquilli al governo ed al presidente della Repubblica, che sono ampiamente e, credo giustamente, criticati e non solo dai partiti di opposizione. L'opinione pubblica rimprovera loro soprattutto un comportamento duplice. Il confinamento è scattato il 16 marzo in Francia ma alcuni settori economici, come quello dell'edilizia ed alcuni settori industriali, non legati all'emergenza. Da una parte si chiede alla gente di stare a casa e di fare telelavoro, e dall'altra si sollecitano alcune categorie a lavorare, per continuare a produrre. Stessa duplicità la si è avuta il week end del 15 marzo, data del primo turno delle elezioni comunali. La vigilia delle elezioni il governo diede ordine di chiudere gli esercizi pubblici, bar, ristoranti, discoteche, ma incitò gli elettori ad andare a votare. Il secondo turno non si è poi potuto tenere e probabilmente adesso si dovrà ripetere pure il primo, probabilmente nel 2021.
Ad oggi mi risultano in Francia 159.000 contagiati con 20.829 deceduti a causa del coronavirus e quindi il 4° paese più colpito dalla pandemia in atto. Com'è la situazione ora in Francia dal punto di vista dell'emergenza se si può parlare ancora di emergenza, quali sono le zone più colpite?
Le due zone più colpite sono la regione di Parigi, l'Ile de France, che conta circa 12 milioni di abitanti e la regione del Grand Est che riunisce l'Alsazia e la Lorena. Quest'ultima regione, le cui due città principali sono Metz e Nancy, è stata terra in cui molti italiani sono emigrati soprattutto ai primi del novecento. Ancora oggi si ritrovano moltissimi cognomi italiani fra la popolazione. Per quanto gli ospedali di Metz e Nancy siano stati messi a dura prova dai pazienti infettati dal Covid_19, la città alsaziana di Mulhouse è stata colpita in maniera ancora più forte, si puo’ dire che è stata la Bergamo francese, se mi passate l'espressione. I numeri non sono ancora definitivi ed evolveranno ancora nei prossimi mesi. Le case di risposo in particolare sono state duramente colpite, ma anche qui il conteggio è piuttosto difficoltoso perché il personale delle case di risposo è completamente assorbito dall'emergenza e quindi riempie in ritardo i moduli che vanno al ministero per le statistiche.
Come giornalista cosa pensi di questa situazione generale pandemica nel mondo e della sua ripresa?
Penso che questa crisi abbia un punto “positivo”, se così si può dire, o meglio che sia l'occasione di rivedere profondamente l'organizzazione della nostra società. Di virus, di epidemie ce ne saranno altre credo, come delle catastrofi naturali ed altri eventi che mettono a dura prova l'esistenza dell'uomo su questo pianeta. Alla radio, fra le centinaia di interviste e reportage che si fanno in questo momento, una mi è rimasta in mente. Un medico parigino che diceva che probabilmente la stessa epidemia arrivata dieci anni fa avrebbe avuto una diversa accoglienza da parte delle strutture sanitarie, che nell'ultimo decennio hanno sofferto di tagli al budget molto considerevoli. Credo anche che un'attenzione al pianeta, alla natura, al nostro habitat, sia un imperativo al quale non ci si possa sottrarre.
Cosa pensi succederà dopo l’11 maggio in Francia, giorno in cui dovrebbe riprendere tutto il motore dello stato francese?
Neppure coloro che prendono le decisioni lo sanno. I ministri un giorno dicono una cosa, il giorno dopo sui contraddicono. Non è una bella situazione, il governo sta perdendo credibilità in maniera definitiva. Credo che ci sarà un grande confusione, si stanno lasciando decisioni importanti e responsabilità ai semplici cittadini, come mandare o meno i figli a scuola. Non sono i genitori che devono decidere, è la scuola che deve dare le garanzie ai genitori che mandano a scuola i figli che non ci saranno problemi. Sulla stessa base del volontariato il ministro delle finanze ha chiesto alle grande imprese di donare del denaro... Le stesse grandi imprese che in tempi non sospetti fanno di tutto per non pagare le imposte sul territorio francese delocalizzando le proprie sedi legali in Belgio, Lussemburgo o altri paradisi fiscali. Mi sembra che sia l'inizio di una sorta di scelte fai da te, non credo che la Francia sia sulla strada giusta, ma i fatti potranno smentirmi, lo spero.
Vuoi lasciare un messaggio a tutti gli amici di Mondo Trentino?
Ho visto il video di Jessica e Nicola sul sito di Mondo Trentino. Un primo saluto lo faccio a loro con l'augurio che possano continuare il loro viaggio. Per ora sono in un Paese stupendo, che ho potuto, conoscere, in piccola parte perché immenso, durante l'interscambio nell'ormai lontano 2004. Un saluto particolare anche ai ragazzi trentini che vivono in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, coi quali ci eravamo trovati a Lille nel settembre 2019. Ci eravamo dati appuntamento l'ultimo fine settimana di marzo a Bruxelles, per ritrovarci e continuare quanto di buono avevamo già messo in cantiere. Con Marco, Claudia, Elena, Ludovica, Caterina, Anna e gli altri spero che ci potremo rivedere entro la fine dell'anno: intanto state bene! Un saluto infine a tutta la Community di Mondo Trentino.