Anna Pegoretti

insegnante di italiano e traduttrice trentina che da anni vive e lavora in Brasile

Data: Lunedì, 14 Novembre 2022

Immagine: 1_Pixabay_Recife
© Patricia Piva Oliveira - https://pixabay.com/

Descrizione

Qui sotto la video-presentazione di Anna Pegoretti:

A seguire l'intervista a lei dedicata:

Ciao Anna, com’è avvenuto il tuo primo incontro con la Dante Alighieri e come hai iniziato a lavorare per loro?

È avvenuto in modo estremamente casuale. Ero a Recife da poco più di un mese, e nel giugno del 2009 sono andata a farmi tradurre la patente. Il caso volle che la traduttrice giurata fosse anche la direttrice della Dante Alighieri di Recife. Non appena ha saputo che ero laureata in lingue, mi ha convinta a visitare l’Istituto e nel giro di pochissimi giorni mi ha fatto partecipare ad alcune lezioni che teneva lei stessa. In quel momento, però, io avevo solo bisogno di ambientarmi in quella nuova realtà sconosciuta e caotica e lavorare non era ancora una mia priorità. Ma le cose non sempre vanno come vorremmo e nel giro di una settimana ho cominciato a dare le mie prime lezioni d’italiano. Mi sono innamorata di questo lavoro e da quel giorno - sono passati più di 13 anni - non ho più lasciato la scuola.

Per anni hai vissuto fuori Recife facendo la pendolare per lavoro, anni di fatiche…ci vuoi raccontare?

Quando mi sono trasferita in Brasile, sono andata a vivere con il mio compagno fuori città. Vivevo a circa 30 km dalla scuola, ma le distanze e le strade brasiliane non sono equivalenti a quelle trentine. Per questo, per arrivare al lavoro prendevo 2 o 3 autobus e ci mettevo in media un’ora e mezza (a volte due) ad andare e altrettante a tornare. Lavorando prevalentemente di pomeriggio e sera, non rientravo mai prima delle 22.30. Per gli standard italiani io ero una pendolare, per quelli “recifensi” io vivevo solo un po’ distante dal centro. Recife è una metropoli caotica e molto trafficata, anche il più piccolo spostamento richiede moltissimo tempo. Però non parlerei di fatiche. Dopo aver conosciuto un’altra realtà, ben diversa da quella in cui sono cresciuta, non me la sento di chiamarle fatiche. Alla fine ci si abitua a tutto, per me era diventata una cosa normale. Adesso, però, che vivo a Recife e ci metto massimo mezz’ora in autobus (o anche meno se non c’è traffico), mi chiedo come facessi anni fa a farmi tutta quella strada… insomma, ci si abitua e ci si disabitua!

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Quando hai aperto una tua Partita IVA e quali lavori fai?

Ho aperto la mia partita IVA brasiliana nel 2013, dopo aver scoperto che esistevano dei regimi fiscali diversi per i liberi professionisti che non vanno oltre un determinato reddito annuale. 

È una partita IVA per “micro-imprenditori”, che permette di versare i contributi all’ INSS (previdenza sociale). Oltretutto c’è un accordo bilaterale tra Italia e Brasile che riconosce gli anni lavorati all’estero, anche in un domani in cui decidessi di rientrare in Italia.

Lavoro come libera professionista sia nell’insegnamento che nell’ambito delle traduzioni.

Immagine: lezione alla Dante Alighieri - Recife (3)

Attualmente quale modalità di insegnamento adotti e quale pensi sarà per il tuo prossimo futuro?

Da marzo 2020 le nostre lezioni sono passate in modalità 100% online. Con l’arrivo della pandemia la scuola ha chiuso i battenti per una settimana, giusto il tempo di organizzarci e capire come potesse funzionare l’insegnamento a distanza. Ci siamo adattati subito, e così anche i nostri studenti, anziani compresi. I brasiliani sono tecnologicamente molto più avanzati e la modalità a distanza è stata gradita dalla stragrande maggioranza dei nostri studenti. Dal semestre scorso abbiamo ripreso alcune lezioni in presenza, tanto che noi, come scuola, offriamo sia corsi online che corsi in presenza. Recife è una città così trafficata che molti hanno preferito continuare con l’insegnamento a distanza.

Nel mio caso specifico, continuo online al 100% ed è quello che vorrei continuare a fare. È estremamente faticoso e stancante, ma mi permette di lavorare da qualsiasi parte del mondo. Ho solo bisogno di una buona connessione. Tanto che in questi anni sono stata molti mesi in Italia, lavorando a distanza, alcuni mesi in altre parti del Brasile, insomma… spero di continuare così, aumentando le traduzioni e diminuendo le lezioni, in futuro.

Cosa ti piace di più del lavoro che fai? per quali motivi?

Non avrei mai immaginato che mi sarebbe piaciuto insegnare. Ammetto che è stato il lavoro migliore che abbia mai svolto, sicuramente molto poco redditizio (non faccio parte degli emigrati che lasciano l’Italia in cerca di fortuna), ma certamente molto appagante. In Brasile conduco una vita molto semplice, non mi faccio mancare nulla, ma vivere qui ha dei costi diversi (basti pensare all’assicurazione sanitaria che si paga mensilmente e che è consigliabile fare, avendone le possibilità). Il lavoro che faccio mi permette di avere molto tempo libero, cosa a cui non riesco più a rinunciare.

Inoltre i miei studenti sono motivatissimi, sono innamorati dell’Italia e dell’ italiano e penso che questo sia l’aspetto più importante per un insegnante.

Lavorare alle traduzioni è un’altra occupazione che adoro, richiede molta concentrazione e molto studio, specie quando le traduzioni sono tecniche, ma purtroppo, nel mio caso, molto più saltuaria. Intanto sto cercando di specializzarmi nell’interpretazione simultanea, cosa che ho sempre sognato di fare.

Immagine: lezione alla Dante Alighieri - Recife (2)

Come vivi e com’è il confronto inevitabile con la gente del posto, ci sono tanti stranieri?

Come forse succede un po’ a tutti quelli che si trasferiscono in un altro paese, il giro di amicizie dei miei primi anni in Brasile era composto più da italiani che da brasiliani. Nel corso degli anni, quasi tutti i miei amici italiani se ne sono andati. La maggior parte di loro lavorava per le ONG e i contratti erano sempre a tempo determinato.

Adesso le mie amicizie sono quasi esclusivamente brasiliane, a parte alcune italiane nate sul posto di lavoro. Poche persone, ma speciali.

All’inizio non è stato facile, nonostante io sia una persona estroversa e socievole. I pernambucani (il Brasile è enorme, non posso parlare per la nazione intera, dunque mi riferirò solo allo stato in cui vivo) sono molto allegri, simpatici e si mostrano subito amici. Ma, in realtà, per instaurare un rapporto profondo di amicizia e di fiducia, ci si mette molto tempo.

Culturalmente siamo molto diversi, ma come ho detto prima, ci si abitua anche alle differenze (non a tutte però…).

È proprio la realtà che è completamente diversa.

Come si vive a Recife? Cosa ti manca del Trentino mentre cosa ti lega al Brasile?

La vita a Recife non è una vita facile. La vita facile, se così possiamo definirla, ce l’abbiamo in Trentino (generalizzando un po’). Recife è una metropoli dell’America Latina con tutti i suoi problemi di criminalità, disorganizzazione, strutturali, sanitari e chi più ne ha più ne metta. Ci ho messo qualche anno a farmela piacere. Ci sono palazzi fatiscenti, è abbastanza sporca e la confusione regna sovrana. Però ha il suo fascino, ha dei quartieri storici molto antichi ed è estremamente viva e ricca di cultura ed eventi. C’è sempre qualcosa da fare, dal teatro al cinema, a concerti liberi nelle piazze della città, moltissimi ristoranti e locali alternativi. Per non parlare del fatto che è una città sul mare, in un paese tropicale che ha un’estate di 365 giorni all’anno. Se uno non sa come occupare la domenica mattina o anche la pausa pranzo in un giorno di lavoro, basta fare pochi passi (o pochi km) e ci si può tuffare in mare.

Il vero problema che riguarda il Brasile intero è la disuguaglianza sociale. Un problema che sembra solo peggiorare. Finchè una persona non ci vive, non riesce a capirlo. Non si può mai parlare di un Brasile solo. Sono sempre due “Brasili”, sono due mondi diametralmente opposti, che raramente entrano in contatto. Non possiamo parlare di “stipendio medio”, perchè non esiste. C’è il Brasile ricchissimo, con standard di vita e stipendi altissimi e il Brasile poverissimo. La classe media è cresciuta negli ultimi decenni, ma il divario è ancora gigante. Lo stipendio minimo, che è quello con cui circa il 40% dei brasiliani deve vivere (o sopravvivere) ogni mese, può essere pari a quello che una persona benestante spende per farsi i capelli due volte al mese. Com’è facile immaginare, gli stili di vita delle due classi sociali sono completamente diversi. Allo stesso tempo, il popolo brasiliano in generale è estremamente solidale, i singoli individui sono sempre pronti ad aiutare in qualche modo chi ne ha bisogno e trovo che questa sensibilità sia impagabile.

Vivere in Brasile, una volta che ci si è adattati, è molto bello. È un paese pieno di contrasti, diversità, non ci si annoia mai. Ce ne sarebbe da parlare per ore…

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Il Trentino mi manca sempre tantissimo quando sono via. Lì ho le mie amicizie di una vita, la mia famiglia. Adoro le montagne, amo Trento perché è una città piccola e ci si conosce tutti, mi manca l’organizzazione e l’ordine. E soprattutto la tranquillità di poter andare in giro da sola a piedi e in bici a qualsiasi ora. So che molti diranno che non è più la stessa Trento di una volta, ma posso garantire che dopo che passi un po’ di tempo in un posto come Recife, Trento sembra il paese dei balocchi.

Allo stesso tempo quando sono a Trento mi manca il Brasile.

Non rinnego le mie origini, ma la realtà trentina mi sta un po’ stretta, adesso. È un’eterna nostalgia, a dirla tutta. Amo entrambi i paesi e in entrambi mi sento a casa. Per questo non penso che scegliere tra uno e l’altro sia la cosa giusta da fare per me.

Immagine: 4_12 Apostoli sul Brenta

Come hai vissuto l’emergenza legata al Coronavirus e come la stai vivendo ora? Dove hai vissuto i momenti più critici?

L’emergenza Covid in Brasile è arrivata circa 3 settimane dopo che è arrivata in Italia.

Ci siamo chiusi in casa per 3 mesi, io poi mi sono spostata a nord di Recife per altri 2-3 mesi, e poi per altri 2 mesi in una località di surfisti, ancora più a Nord. Mi sono sempre spostata in solitudine, cercando posti belli e con spiagge tranquille da poter girare a piedi stando sempre all’aperto. Poi sono entrata in Italia, quando il governo italiano ha aperto i portoni per poche settimane sotto Natale. E mi sono fermata in Italia 9 mesi.

In Brasile il tema Covid è stato sempre molto controverso, un po’ come in Italia. È diventata una questione politica, soprattutto. La gestione del governo Bolsonaro, contrario ai vaccini, ai lockdown e a tutte le disposizioni messe in atto dal resto del pianeta, ha creato non poche polemiche. Moltissimi morti, le notizie, anche tra le mie conoscenze, erano strazianti. Però la campagna di vaccinazione ha avuto decisamente più presa che in Italia, tanto che, dalle ultime notizie, si stanno facendo vaccinare anche i bambini di pochi mesi. Però preferisco astenermi dal dare opinioni al riguardo.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro, se ne hai?

Non ho grandi progetti per il futuro, al momento, se non di lavorare sempre a distanza e poter viaggiare sempre di più, cosa che ho sempre amato fare.

Immagine: 3_carnevale di Olinda

Vuoi lasciare un messaggio a tutti i trentini e alla Community di MondoTrentino?

Posso solo dire che, per me, lasciare il Trentino per immergermi in una realtà agli antipodi è stata - e continua ad essere - un’esperienza unica. Sono cambiata, sono sicuramente cresciuta, mi si è aperto un mondo. 

Immagine: Pipa - Rio Grande do Norte

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Ultimo aggiornamento:Lunedì, 14 Novembre 2022