Massimiliano Floriani

l'Armenia e il Trentino Alto Adige hanno qualcosa in comune

Data: Mercoledì, 16 Giugno 2021

Immagine: Armenia
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Descrizione

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Sono Massimiliano Floriani, di Arco (TN)

Qual è stato il tuo percorso formativo?

Dopo le scuole medie inferiori sono entrato da subito nel mondo del lavoro e ho contemporaneamente frequentato il corso serale del liceo delle scienze sociali “A. Rosmini” di Trento.

Cosa fai adesso e dove vivi?

Vivo a Gyumri in Armenia dal 2017, dove sono titolare di “Konjelazia / Tourism & Design”, un’azienda di turismo che realizza tour nel Caucaso meridionale, produce e vende souvenir di design e ospita i clienti in un bed & breakfast. Ho realizzato la struttura restaurando un edificio in stile neoclassico della fine del XIX secolo. 
Collaboro inoltre con il Consolato onorario d’Italia a Gyumri, che organizza corsi di italiano per gli armeni ed eventi culturali. Da due anni sono sposato con Mariam, un armena docente di grafica e design di Yerevan, e stiamo per avere una bambina.

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A cosa ti ha portato la tua formazione in ambito culturale, cosa hai fatto in questo ambito?

Fin da bambino sono sempre stato appassionato alla cultura, curioso e interessato di arte. Ho pubblicato tre libri di poesie, i primi due per una piccola casa editrice siciliana nel 2002 e nel 2004, mentre l’ultimo dalle trentine Grafica 5 e Centro Studi Judicaria dal titolo “Quaderni trentini e altre poesie” nel 2015. Ho partecipato fin da giovanissimo a molti concorsi di poesia e ho recitato le mie poesie, in italiano e in dialetto, in diversi centri culturali e teatri del Trentino con la “Compagnia Ritratti in Movimento” fino al 2006.
Insieme ad alcuni amici abbiamo poi fondato l’associazione culturale “il Verso Libero” ad Arco, dove abbiamo per diversi anni proposto una serie di eventi importanti in campo artistico, letterario e musicale.

Attraverso quali esperienze sei approdato in politica, e quali cariche hai rivestito?

Al mio ritorno da un viaggio di tre mesi in India e Nepal, ho deciso di darmi da fare per la mia comunità. Dopo l’esperienza positiva nel campo del volontariato con l’associazione culturale nel 2008 sono entrato a far parte dell’Italia dei Valori e in poco tempo ho organizzato una sezione ad Arco, la prima dell’Alto Garda. Molti giovani si sono avvicinati a questo nuovo progetto e siamo riusciti ad ottenere un seggio in consiglio comunale e un assessorato nella nuova giunta di Arco, nel giugno 2010. Il consigliere aveva 20 anni ed io, nominato assessore, 27 anni: mi sono state date importanti competenze come la cultura, le politiche sociali e giovanili, la prima infanzia, l’ecologia e l’ambiente. Ancora oggi ricordo quegli anni con emozione e con la certezza di aver fatto tutto al meglio delle mie capacità, ma anche con una certa delusione per non essere riuscito a completare molti sogni e progetti avviati.

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Perché la decisione di trasferirti in Armenia?

Ho viaggiato molto. Ho visitato molti Paesi. Ma il Caucaso è una di quelle terre che ti segnano, nel profondo. Probabilmente sarà il fatto che, come il nostro Trentino, è una cerniera, un confine tra mondi diversi. Uno spartiacque fra culture ed etnie che, al tempo stesso, col passare dei secoli è divenuto un vero e proprio bacino di convivenze. Ovviamente con i problemi che i confini hanno. Il Trentino li ha risolti, quantomeno i problemi legati alle diverse lingue e culture, mentre qui c’è ancora molto lavoro da fare. E anche questa è una sfida che mi ha attratto. Non nascondo poi che in Europa abbiamo, a parer mio, perso alcuni valori che ritengo indispensabili: in Armenia la socialità, l’occuparsi dell’altro, la vita intesa come opportunità da spendere per se stessi e per i propri cari, sono i cardini del vivere quotidiano. Tutto il resto viene dopo. Diciamo in sostanza che mi ero stancato dei ritmi serrati che la globalizzazione ci ha imposto e ho cercato, trovandolo, un luogo dove il tempo è scandito da priorità per le quali vale la pena faticare e certo, a volte, anche soffrire. Un approccio empatico all’esistenza.

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Qual è ora la situazione in Armenia, cosa hai fatto e come hai vissuto durante il periodo di guerra?

Attualmente la situazione è in stallo. Il prossimo 20 giugno si terranno le elezioni e fino ad allora non sapremo quali saranno gli sviluppi legati all’accordo di cessate il fuoco sottofirmato da Russia, Armenia e Azerbaijan lo scorso novembre. Sono ancora quotidiane le provocazioni delle forze armate azere sul territorio della repubblica Armena, intimidazioni palesi volte a destabilizzare l’opinione pubblica durante questa delicata fase di campagna elettorale. Purtroppo l’Europa ha scelto di girarsi dall’altra parte, una scelta dettata dagli ingenti finanziamenti azeri che come tentacoli di una piovra si sono infilati in moltissime realtà private e governative. Abbiamo deciso di stare in silenzio perché, geopoliticamente parlando, a noi europei conviene una relazione stabile con l’Azerbaijan che rappresenta uno dei nostri maggiori fornitori di gas, oltre che mostrare una palese sottomissione al partner strategico dell’Azerbaijan in questa guerra contro l’Armenia, la Turchia di Erdogan. Forte della sua posizione di secondo stato per armamenti all’interno della Nato e fomentatore di recenti preoccupanti disordini nel Mediterraneo e in Medio Oriente. 
Mentre molti nostri amici venivano spediti al fronte nella regione del Nagorno-Karabakh io me ne stavo a casa a seguire con apprensione gli svolgimenti. Mi sono detto che non potevo rimanere con le mani in mano: anche se sono italiano ho deciso di vivere qui e dovevo contribuire, seppur per una piccolissima parte, ad alleviare questo dramma che si era abbattuto da un giorno all’altro sulla pacifica popolazione armena. Ho notato fin da subito che l’informazione italiana non dava peso e spazio a questo conflitto, a differenza invece della francese e americana. Così già dalla prima settimana di guerra mi resi disponibile all’agenzia nazionale di stampa armena ARMENPRESS, l’equivalente della nostra ANSA, per tradurre i bollettini che arrivavano dal fronte. Ho tradotto dall’inglese quotidianamente per diverse ore al giorno ogni singolo bombardamento, ogni notizia che fosse necessario riportare, per tutti i giorni del conflitto. In tempo reale ARMENPRESS confezionava le ultime ora e le inviava a una serie di indirizzi di quotidiani e televisioni italiane: abbiamo visto in breve tempo la differenza nella narrazione dei media italiani riportando finalmente informazioni che raccontassero il dramma che stavamo vivendo. 
A Gyumri la vita scorreva normalmente, fino a quando non ti rendi conto di cosa significa una guerra: non sono tardati ad arrivare le indicazioni ad ogni angolo della città di decine di bunker antiaerei in caso di bombardamenti, raccolte di vestiario e cibo nelle piazze per gli sfollati dalle aree di conflitto, striscioni che riportavano un nome e un numero a indicare i ragazzi che ogni giorno morivano in attacchi guidati dalla tecnolgia dei droni con a fianco l’età: centinaia di ragazzi fra i 19 e i 30 anni. Ho perso amici giovanissimi in questo conflitto, ci ha lasciato una cicatrice indelebile.

Nella tua vita hai avuto modo di conoscere tra gli altri Pietro Kuciukian, medico, saggista e pubblicista italiano di origine armena, ti va di parlarci un po’ di lui? Ti ha mai influenzato nelle scelte che hai fatto?

Kuciukian l’ho conosciuto nel mio primo viaggio in Armenia, nel 2011. Anche lui era qui in visita in quei giorni. Credo sia stato un segno incontrarlo per la prima volta in Armenia, considerando che all’epoca ero Assessore ad Arco e Kuciukian è nato proprio ad Arco, anche se vive a Milano da diversi anni dove è Console onorario d’Armenia. Dopo quell’incontro siamo diventati buoni amici e certamente ha contribuito ad alimentare il mio interesse per l’Armenia. Ma anche il Console onorario d’Italia a Gyumri, Antonio Montalto, che ho conosciuto sempre nel viaggio del 2011, è stato un importante aiuto per i miei primi passi in Armenia dopo il mio definitivo trasferimento.
Con Kuciukian inoltre abbiamo deciso, appena scoppiata la guerra, di promuovere un documento da approvare nei consigli comunali italiani, una richiesta da far pervenire al governo di riconoscimento dello stato di Artsakh (Nagorno-Karabakh). Sapendo che il governo italiano non si sarebbe mai mosso in aiuto del popolo armeno, per far sì che l’opinione pubblica e la stampa nazionale ne parlassero, abbiamo pensato di partire dal basso, cioè dagli enti locali. In poche settimane decine di consigli comunali, fra cui molti comuni trentini, il comune di Milano e quello di Palermo per citarne due importanti, ma anche alcuni consigli regionali e provinciali, hanno approvato una mozione di riconoscimento dello stato, creando un dibattito interessante a livello nazionale. Un altro piccolo tassello per aiutare la piccola e sola Armenia, letteralmente schiacciata dall’alleanza turco-azera, in una guerra che di certo gli armeni non hanno iniziato tanto meno voluto.

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Ci hai parlato di una tua composizione sonora per un film, quale? Ti senti di raccontarci della sua produzione e di come è arrivata al Festival del Cinema di Venezia?

Una delle mie passioni più grandi è la musica contemporanea. Quando ero Assessore ad Arco, ad esempio, organizzai un festival che ancora oggi si tiene ogni anno in estate nel prato della lizza del castello di Arco. “ConTemporanea / rassegna di musica nuova” ha ospitato nomi importanti della musica a livello internazionale, come Wim Mertens, Krzysztof Penderecki, Nicola Piovani, Karl Jenkins, Jóhann Jóhannsson, Ólafur Arnalds. 
Da una decina di anni mi diletto a scrivendo musica minimalista, per pianoforte e strumenti elettronici, ma anche per orchestra e voci. La mia composizione “Metsutyamb” con testo in armeno antico di San Gregorio di Narek, che fa parte del requiem per orchestra d’archi, duduk, percussioni e 4 voci che ho recentemente terminato e che spero potrà essere suonato presto anche in Trentino, è stato usato per un film documentario di Soheila Mohebi, una regista iraniana che vive a Trento e che si è letteralmente innamorata di questo brano. Così ben volentieri ho accettato di collaborare per “Una casa sulle nuvole”: un delizioso documentario vincitore del Premio Mutti e presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia.

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Come hai vissuto l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus in un paese in guerra e com’è ora la situazione pandemica in Armenia?

Posso sicuramente affermare che l'emergenza dettata dal Covid è stata quasi del tutto ignorata durante l'intero conflitto. Eravamo in mobilitazione generale, ogni giorno venivano reclutati uomini per il fronte, sequestrati automezzi, organizzate raccolte di viveri e medicinali: la pandemia era davvero l'ultimo dei nostri problemi. L'Armenia conta una popolazione di poco inferiore ai 3 milioni di abitanti, dei quali oltre la metà vive nella capitale e la restante parte in cittadine e villaggi prevalentemente di montagna. E questo credo abbia aiutato a tenere in qualche maniera isolate le famiglie da possibili contagi. Comunque il virus ha fatto anche qui un numero alto di morti e contagiati, ma la vita non si è mai fermata, non ci sono state delle vere e proprie chiusure di scuole e locali pubblici, non c'è stato nessun lockdown prima, durante e dopo la guerra. Oggi la situazione è certamente migliorata, nonostante non siano state prese delle precauzioni come in Europa. La campagna di vaccinazione è partita e si stanno con rapidità vaccinando in molti, gratuitamente, con Sputnik e Astrazeneca. 

Vuoi lasciare un messaggio alla Community di MondoTrentino? 

Siamo stati fortunati a nascere in un luogo di contaminazione culturale come il Trentino Alto-Adige. Abbiamo una storia e una tradizione importante che volenti o nolenti ci portiamo addosso e esce puntualmente nelle nostre azioni quotidiane. Sono convinto che possiamo contribuire con questa nostra sensibilità a far crescere il livello di solidarietà nella società dove decidiamo di stabilirci, che sia in Africa o in America, in Asia o in Australia. Perché infondo sappiamo bene cosa significhi la convivenza nel rispetto delle culture e delle tradizioni altrui e ne conosciamo il potenziale per costruire un posto migliore in cui vivere.

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Ultimo aggiornamento:Martedì, 06 Luglio 2021