Michele Pisetta

trentino e laureato, prima lavora per Ferrero trasferendosi poi in Lussemburgo, ora vive con la sua famiglia a Losanna e si occupa di sostenibilità ambientale per la Philip Morris (PMI)

Data: Martedì, 27 Agosto 2024

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Descrizione

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Chi sei e di dove sei?

Mi chiamo Michele Pisetta, sono nato a Trento nel 1983 e fino ai miei 19 anni ho vissuto con la mia famiglia nel rione di Cristo Re. 

Qual è stato il tuo percorso formativo?

Dopo gli studi al liceo scientifico Galilei ho deciso di seguire la mia passione per la Natura (con la N maiuscola) e mi sono trasferito a Padova per frequentare il corso di laurea di Scienze Forestali con l’intento e la speranza di tornare in Trentino per lavorare a contatto con il nostro magnifico patrimonio forestale. Mi sono laureato nel 2007 con una tesi di ricerca in ecologia forestale sviluppata grazie ad una collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. La tesi, frutto di un lavoro pluriennale con il Dott. Maresi, dimostra le relazioni tra cambiamenti climatici (copertura nevosa) e sviluppo di patologie fungine nel disseccamento dell’ontano verde in Trentino. Preparare una tesi andando a fare misurazioni e campionamenti settimanali in montagna (tra i 1800 e i 2200 m in varie località del Trentino) ha amplificato la mia passione per le scienze forestali. Successivamente, ho completato un dottorato di ricerca applicata sempre all’Università di Padova su relazioni idriche e assorbimento del carbonio in fruttiferi in diverse aree del mondo. Il dottorato lo ho fatto durante e grazie al primo lavoro che ho trovato ma questa è una storia che vi racconto in seguito. 

Durante i tuoi studi, hai avuto la possibilità già di andare all’estero?

Sono stato molto fortunato ad avere avuto per due volte l'opportunità di studiare all’estero. Il quarto anno di scuola superiore lo ho svolto negli Stati Uniti, in una high school del Minnesota, dove ho passato un anno intero con una famiglia ospitante che è diventata la mia seconda famiglia. L’esperienza vissuta mi ha permesso di riflettere sulle differenze tra la cultura trentina e la società in cui sono cresciuto e un mondo lontano ma che ci influenza quotidianamente come quello americano. Il programma di studio all’estero era gestito dall’associazione Intercultura che ho scoperto essere molto attiva a Trento (una delle città in Italia che invia piu’ studenti all’estero, a testimonianza di una curiosità e predisposizione alla scoperta dei ragazzi trentini) e dove poi sono rimasto qualche tempo come volontario per aiutare i giovani che sono partiti negli anni successivi al mio. 

La seconda esperienza all’estero l'ho vissuta durante il quarto anno di università grazie al programma Erasmus che mi ha permesso di studiare per sei mesi a Praga scoprendo la profonda tradizione forestale della Boemia e il valore di creare una rete di conoscenza con studenti forestali di tutta Europa. 

Come e tramite quali mezzi sei riuscito a trovare il tuo primo importante lavoro?

Il primo lavoro è arrivato un po’ per caso e grazie ad un servizio che si chiama AlmaLaurea, servizio che permette di mettere in contatto aziende e studenti neolaureati. La Ferrero di Alba stava cercando un giovane neolaureato da inserire nel dipartimento di sviluppo dei programmi per la coltivazione della nocciola e il sistema di AlmaLaurea mi inviò una notifica in quanto il mio profilo accademico combaciava con i requisiti di quella posizione. Avevo conseguito la laurea da un paio di settimane e l’idea era ancora quella di cercare un impiego in Trentino, ma la possibilità di viaggiare ed imparare al di fuori del conosciuto mi affascinò. Dopo 4/5 colloqui un po’ misteriosi (la Ferrero non mi annunciò che al terzo colloquio, la posizione veniva proposta per un'importante industria agro-alimentare italiana) mi trovai a fare i bagagli per Alba e cominciare un nuovo capitolo della mia vita. 

Hai iniziato a lavorare per Ferrero, di cosa ti sei occupato nello specifico e dove ti sei stabilito?

Alla Ferrero sono stato assunto come agronomo di piantagione (prima di partire ho conseguito l’abilitazione ad agronomo con apposito esame di stato) e tecnico specializzato con competenze ambientali. Ho cominciato il primo febbraio 2008 e mi è stato detto che avrei fatto tre mesi di preparazione ad Alba prima di essere mandato in una delle piantagioni del Gruppo. Come spesso accade nella vita, i piani cambiano, e dopo due settimane mi sono trovato con scarponi addosso in un campo di argilla bagnata alla periferia di Zugdidi nella Georgia occidentale. E’ cominciata un’avventura incredibile, una lezione di vita e di lavoro. Eravamo un gruppo di quattro professionisti italiani (2 piemontesi, un abruzzese ed io), con esperienze diverse ma con tanta volontà di fare bene nel compito che ci veniva dato: creare la più grande piantagione di nocciolo nell’Europa continentale. 

Ci puoi parlare della tua esperienza con Ferrero in Georgia? poi in quali altri stati di sei spostato per lavoro?

La Georgia è un paese dalle diverse facce. Come l’Italia è caratterizzata da una forte identità regionale con tradizioni e culture molto diverse tra loro e dalle radici antichissime. Nella provincia del Samegrelo dove ho passato quattro bellissimi anni immerso nella cultura mingrelia, ricca e profonda, ho avuto la fortuna di stringere amicizie e visitare luoghi storici di importanza primaria. Per un trentino abituato a Teroldego e Marzemino, visitare le zone dove la produzione del vino ha avuto origine (Kakheti, nell’est del paese) è un’esperienza senza prezzo. In Georgia però non ci sono andato per turismo ma per lavoro ed ecco che nei 7.000 ettari di piantagione di nocciolo sviluppate dalla Ferrero per differenziare il rischio di approvvigionamento delle nocciole per la Nutella ho versato parecchio sudore. Il lavoro cominciava alle 6.30 di mattina con l’assegnazione dei compiti ai circa 1.000 lavoratori (trattoristi, agronomi, operai di campo) che dovevano prendersi cura di diversi milioni di piante di nocciolo. La giornata finiva verso le 9 di sera con la redazione del giornale di campo dove l’esito delle attività colturali doveva essere riportato nel dettaglio per permettere la continuità delle operazioni con i colleghi che gestivano con me le operazioni di piantagione. Il compito più appagante che mi è stato assegnato è stato la creazione di un giardino varietale rappresentativo di tutte le varietà di nocciolo della Georgia. La missione della durata di un mese, consisteva nel viaggiare da villaggio a villaggio in tutte le regioni cerealicole della Georgia per comperare direttamente dagli agricoltori nocciole di varietà locali da far germinare nel giardino varietale appositamente creato dalla Ferrero a Chitatskhari. L’aspetto più interessante è stato avere come compagna di viaggio e consulente la Prof.ssa Nana Mirotadze, massima esperta di nocciole del paese che, non parlando una parola di inglese, ha fatto sì che il mio rudimentale uso della lingua georgiana progredisse ad un livello accettabile in poco tempo. Il nostro viaggio e la raccolta di materiale genetico ha dato un ottimo risultato: 62 varietà identificate e  una pubblicazione sulla rivista scientifica dell’Accademia di Scienze di Tbilisi, peccato che sia in georgiano e che quindi  l’unica parola che comprendo è il mio nome tra gli autori! 

La Georgia è stata la palestra per imparare il lavoro di agronomo delle nocciole e di esperto in sostenibilità ambientale e sociale in ambito di materie prime per l’agricoltura. Tali conoscenze mi sono servite per portare il mio contributo negli altri paesi dove la coltivazione del nocciolo è legata alla Ferrero: Cile, Sudafrica, Australia, Turchia e ovviamente Italia. Ho passato quindi molto tempo viaggiando, visitando piantagioni e cercando soluzioni tecnico-scientifiche ai problemi della coltivazione del nocciolo e al raggiungimento di standard di sostenibilità in linea con gli impegni dell’Azienda.   

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Quando ti sei trasferito in Lussemburgo? com’è la vita là e di cosa ti occupi?

Nel 2012 la Ferrero ha espanso gli uffici centrali in Lussemburgo ed in particolare il suo dipartimento di sostenibilità in seno all’ufficio Acquisti Materie Prime. Mi viene quindi offerto di lavorare a tempo pieno sulla sostenibilità e di trasferirmi nel Granducato, subito accetto e comincia così una nuova avventura. Vivo un periodo molto intenso ma appagante, lavoro su tutti gli ingredienti e quindi viaggio molto, l’Africa per il cacao, il sud est asiatico per l’olio di palma, l’India per lo zucchero e l’est Europa per le ciliegie, e queste sono solo alcune delle destinazioni che tocco per comprendere le sfaccettature di un sistema globale di produzione agricola su cui applicare gli impegni di sostenibilità e responsabilità sociale della Ferrero. Viaggio 2/3 settimane al mese, conto più di 80 voli all’anno ma le nocciole rimangono come uno dei miei obiettivi principali e le mie attività si concentrano sulle piantagioni. Ferrero ha filiera soprattutto in Turchia dove mi reco con frequenza pressoché mensile per lavorare con agricoltori locali e una filiera frammentata in moltissimi livelli di intermediari. In Turchia mi viene data la responsabilità del programma più ambizioso della Ferrero, raggiungere la piena tracciabilità della filiera, quella che Michele Ferrero chiamava “il sacco conosciuto”. Sviluppo un programma di giovani tecnici agronomi che lavorano a stretto contatto con i produttori, in campo e non in ufficio, lo intitolo Ferrero Farming Values e chiamo il mio amico Nicola Bolfelli (anche qui il Trentino viene in aiuto) che è un grafico di fama nazionale e che in men che non si dica mi dona un bellissimo logo che la Ferrero utilizza ancora oggi per promuovere il programma. 

Il Lussemburgo è un luogo per te speciale, per quali motivi?

Lussemburgo è un piccolo paese dove non ci si va certo per il clima ma dopo un po’ di anni si realizza che è un contesto sociale e culturale di cui ci si può innamorare facilmente. Il Lussemburgo mi è rimasto nel cuore perchè ci ho vissuto sette anni, perché è dove con mia moglie Alessia abbiamo iniziato a costruire la nostra famiglia ed è dove è nata la nostra prima figlia Alice. Città del Lussemburgo dove abbiamo vissuto è un crocevia di culture visto che più del 50% degli abitanti sono espatriati, vale a dire non lussemburghesi di nascita. Abbiamo stretto tantissime amicizie, conosciuto persone straordinarie compresi moltissimi italiani che a Lussemburgo sono attivi in campo culturale attraverso diverse associazioni capeggiate dalla Dante Alighieri. Lussemburgo ti può regalare 4 stagioni in un giorno (dalla neve alla mattina, pieno sole a mezzogiorno per poi avere vento e freddo prima della pioggia della sera), una storia affascinante e distanze che si misurano in minuti da Francia, Belgio e Germania rendendolo di fatto il cuore dell’Europa. 

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Ora dove vivi, cosa fai e per chi lavori?

Nel 2019 sono stato contattato da un head hunter (“cacciatore di teste” suona un po’ male in italiano) per un'opportunità lavorativa alla Philip Morris (PMI) con base a Losanna in Svizzera. All’inizio non ero molto convinto in quanto il passaggio dal cioccolato e dolciumi al tabacco non mi avrebbe reso molto popolare tra i miei amici e conoscenti. Il colloquio di persona si doveva svolgere a Losanna e l’azienda offriva il weekend a me e alla mia famiglia per il disturbo di raggiungere la sede per l’intervista. Sono bastate 48 ore nella città romanda per innamorarsene, il lago più grande dell’Europa occidentale (Lago Lemano) e le montagne finalmente vicine come ero stato abituato a vederle crescendo a Trento hanno giocato un ruolo fondamentale nella scelta. A questo si deve aggiungere che il lavoro che PMI mi ha offerto mi ha riportato indietro ai tempi dell’università in quanto la responsabilità della posizione è sulla sostenibilità ambientale della filiera del tabacco con un focus specifico sulla gestione delle foreste. La biomassa legnosa ha un ruolo dominante nella cura del tabacco a livello globale e PMI ha un impegno definito nel prevenire ed evitare qualsiasi tipo di deforestazione legata alla produzione del tabacco assicurando la gestione sostenibile del capitale forestale. Essere a capo di questo programma mi ha fatto tornare sui libri di selvicoltura e assestamento forestale che tanto avevo sgualcito passandoci ore e ore durante i miei anni universitari. 

Che ruolo rivesti nel lavoro che fai, la tua rete di contatti si è enormemente allargata grazie a tutte le tue esperienze lavorative, pensi di aver trovato il posto in cui stare?

Nel mio lavoro coordino un team di esperti in sostenibilità ambientale; abbiamo competenze relative ai cambiamenti climatici, alla gestione delle acque, al telerilevamento e alla definizione e monetizzazione di servizi ecosistemici. Lavoriamo su progetti direttamente nei mercati dove PMI opera in sinergia con i colleghi locali ma il nostro compito più importante è quello di creare e comunicare policy e linee guida sulla gestione ambientale. Sul sito di PMI si possono leggere alcune di queste tra cui il piano strategico per una transizione ad un sistema a basse emissioni di gas serra e il manifesto contro la deforestazione. Il lavoro mi piace molto, la comunità losannese è piacevole e molto viva. Il lato nord delle Alpi, vicino all’Italia è uno dei posti migliori dove far crescere una giovane famiglia, nella vita non ci si deve mai sbilanciare ma devo dire che dove siamo è un posto dove stare a lungo.  

A proposito di esperienze lavorative ed il Trentino, vi racconto due incontri trentini che ho fatto all’estero. 

Qualche anno fa mi trovavo in Messico per lavoro in una cittadina relativamente piccola (San Jose Iturbide) ed ero a cena con un collega italiano in un ristorante minuscolo con tre tavoli. A fianco a noi, due signori stavano cenando parlando spagnolo. A fine cena uno dei due si avvicina e ci chiede, in italiano, se siamo italiani, riconosco il suo accento e gli rispondo “tu però sei trentino” e viene fuori che è di Albiano, lo stesso paese di mio nonno (e di molti Pisetta) e che conosce per vie traverse la mia famiglia. Ovviamente era in Messico per il commercio del porfido! 

L’anno scorso invece ho fatto un lungo viaggio di lavoro in Cina e nello Yunnan ho conosciuto un brasiliano che vive lì da 10 anni e lavora nella filiera agricola del tabacco. Quando ha saputo il mio cognome mi ha detto in un dialetto quasi perfetto “ghé tànti Pisetta da dove vègno èn Brasil”, viene fuori che è originario dello stato di Rio Grande do Sul da un paesino dove sono emigrati parecchi trentini che portano il mio cognome. Insomma, dovunque si va c’è sempre un po’ di Trentino da (ri)scoprire. 

Immagine: In un campo di tabacco in Cina

A Losanna sono nati altri due figli, quanti anni hanno e come riesci a conciliare lavoro e famiglia?

In 5 anni a Losanna la famiglia si è allargata, nel 2020 è arrivato Emanuele mentre a fine 2023 Margot ha completato il trio. Assieme ad Alice che ha 8 anni siamo assidui utilizzatori del servizio educativo/didattico della città che va dall’asilo nido al doposcuola alle elementari. Alice frequenta la scuola pubblica in francese e ha già cominciato a prendermi in giro per l’accento non madrelingua e gli errori che faccio quando parlo con i suoi amichetti, anche queste sono gioie da italiani all’estero! L’equilibrio lavoro e famiglia non è semplice, il mio lavoro è impegnativo e spesso faccio orari lunghi arrivando a casa quando ormai la cena è pronta o addirittura consumata. Il segreto del successo sta tutto in mia moglie Alessia e nelle sinergie che abbiamo trovato. Alessia viene dalla Ciociaria, ci siamo conosciuti in Piemonte quando entrambi lavoravamo per la Ferrero e dal 2011 non ci siamo più separati nei nostri cambiamenti di residenza. Nonostante grandi competenze (una laurea in statistica e dieci anni di esperienza in aziende multinazionali e nel mondo della cultura) e molta voglia di mettersi in gioco, Ale ha deciso di non lavorare per qualche anno per dedicarsi ai bambini gestendo la famiglia come il più abile tra i giocolieri. Posso dire che i nostri figli stanno crescendo cullati da tre culture, svizzera, ciociara e naturalmente trentina. Tra un anno/due Ale rientrerà nel mondo del lavoro e dovremmo inventarci nuovamente un equilibrio familiare che permetta a tutti e 5 di vivere in armonia rispettando e supportandoci a vicenda. 

Una carriera lavorativa di tutto rispetto la tua, con grandi soddisfazioni e sacrifici?

Soddisfazioni tante, la fortuna di essere al posto giusto al momento giusto e soprattutto la gioia di fare quello che mi piace da 15 anni imparando ogni giorno qualcosa di nuovo alimentando la mia vorace curiosità di sapere come funziona il mondo. Se definiamo sacrificio come “rinunciare a qualcosa che si vuole ardentemente per arrivare ad un obiettivo” allora non ne ho mai fatti. Ho una famiglia stupenda, una compagna di vita eccezionale, ho vissuto esperienze da sogno e ogni giorno mi sveglio con la consapevolezza che ho la responsabilità di aggiungere un pezzettino di sostenibilità nel lavoro che faccio e l’opportunità di trasferire quello che ho imparato ai miei figli. 

Com’è la vita a Losanna, che cosa caratterizza gli svizzeri? Losanna è fortemente multiculturale?

Losanna è una bellissima città che non fa rimpiangere Trento, gli svizzeri sono molto simili ai trentini, gente sincera, solidale e sempre pronta a godersi la natura in maniera semplice e sana. Losanna, per via della qualità della vita, della bellezza del paesaggio e per la presenza di tre università molto quotate, attira un gran numero di stranieri. Probabilmente il 30% degli abitanti può definirsi espatriato. Nei 5 anni in cui ci ha dato ospitalità ci siamo accorti che la comunità losannese è molto legata all’Italia, a volte con qualche sorpresa come quando tuo figlio di tre anni commenta in maniera molto diretta le scarpe della signora di fronte a te sulla metro e questa risponde con un sorriso ed in perfetto italiano! Viviamo nel quartiere del policlinico universitario che è fortemente multiculturale per via dei talenti che questa istituzione di Losanna (circa 10.000 dipendenti) riesce ad attrarre. Ti accorgi che la multiculturalità è un dono quando i tuoi figli descrivono i loro amichetti non in base alla loro provenienza etnica ma per caratteristiche personali che io, cresciuto in una Trento degli anni ’80, non ho mai imparato a rilevare come primarie e che con piacere imparo guidato da loro. 

Come ti rapporti con il Trentino, ci torni spesso?

Tre bambini, le loro attività, i compleanni degli amichetti e una parte della famiglia in Ciociaria fanno sì che a Trento torniamo sempre meno. Cerchiamo di arrivare in Valle dell’Adige almeno due volte l’anno, magari in concomitanza con qualche evento (Festival Economia, Trento Film Festival, Feste Vigiliane) che sono sempre delle belle occasioni per vivere ancora di più la mia città. Nei soggiorni più lunghi riusciamo a fare qualche gita in montagna o al lago. Una delle prime volte che portai Alessia (allora mia fidanzata) a Trento le proposi di fare le Tre Cime del Bondone senza sapere che prima di allora non era mai salita sopra i 1.000 m. Raggiunto il Cornetto stremata aprì lo zaino per tirare fuori il telo e prendere il sole e allora la informai che c’erano altre due cime da completare! Il fatto che non mi abbia lasciato quel giorno testimonia che era vero amore. Da quando vivo all’estero mi sono trovato a leggere molto sul Trentino, ad informarmi in profondità sulla sua storia e tradizioni e sulle dinamiche sociali di terra di confine. Probabilmente la nostalgia ha giocato un ruolo importante in questa ricerca e con grande piacere ho scoperto che la storiografia e disponibilità di libri ben scritti sulla nostra bellissima provincia è molto varia e di qualità. 

Hai dei progetti in mente che ti piacerebbe sviluppare anche in Trentino?

Sono una persona che fa una cosa e ne pensa 100, mio nonno mi chiamava dal tedesco, “traumer (sognatore)” perchè non la smettevo mai di proporre idee a volte irrealizzabili. Penso spesso a cosa potrei fare io tornando in Trentino ma anche a come potrei far scoprire più Trentino all’estero. Sono legato ad un territorio con una storia profondissima, con dei valori di solidarietà e aiuto reciproco che possono essere di esempio ancora oggi. Per il mio lavoro, ho sviluppato progetti di sostenibilità per materie prime in paesi tropicali studiando il sistema cooperativo trentino dai suoi inizi ai giorni nostri. Il Trentino è eccellenza dietro molti aspetti e mi piacerebbe esportare storie e dimostrazioni concrete di cosa questo significhi. Anni fa un mio amico ha aperto una gelateria a Lussemburgo e sono riuscito a fargli avere dei prodotti a base di castagne dai castanicoltori di Drena, una cosa piccola ma che soddisfazione vedere quei vasetti in vetrina in una capitale europea e la crema di marroni di Drena spalmata sul fiordilatte lussemburghese! Un paio di progetti per poter dare il mio contributo alla mia terra li ho in testa ma per ora li tengo segreti e al momento opportuno mi farò risentire.  

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Non smettete mai di esplorare e studiare il nostro territorio, portatelo fuori dai nostri confini e innamoratevi di lui ancora di più guardandolo da lontano. In tutto questo non dimenticatevi che siamo in tanti trentini all’estero, il legame con la nostra terra è sempre forte e occasioni come questa per farci conoscere e scambiare esperienze ed idee sono delle bellissime occasioni che vanno fatte crescere sempre di più. Tanti sono i trentini all’estero ma tanti sono anche gli espatriati in Trentino, siate curiosi anche con loro, le storie ed esperienze che portano sono fonte di multiculturalità che costruisce valore e ci arricchisce vicendevolmente. 

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Ultimo aggiornamento:Lunedì, 02 Settembre 2024