Descrizione
Ornella Corazza, docente e ricercatrice riconosciuta e premiata a livello internazionale per il suo contributo nel campo delle dipendenze, incluso il prestigioso 2013 European Health Award da parte dell’European Health Forum , noto come il “Davos della Medicina” e un premio dall’Ambasciata italiana di Londra. I risultati del suo lavoro sono stati presentati in centinaia di pubblicazioni in riviste scientifiche come il Lancet, vari libri, tra cui i recenti The Body in Mind. Exercise Addiction, Body Dysmorphic disorder and the use of Enhancement Drugs (Cambridge University Press 2023), numerose conferenze ed eventi internazionali. Gran parte del suo tempo è dedicato all'insegnamento a studenti di psicologia, medicina, professionisti della salute mentale e altro. La professoressa Corazza è Presidente della Società internazionale per lo studio delle droghe emergenti (ISSED ) e consulente di vari governi e organizzazioni come le Nazioni Unite, la Commissione Europea, e la World Anti-Doping Agency (WADA ). Il tema di fondo della sua ricerca è di trovare nuove strategie per sconfiggere le dipendenze nella società, promuovendo al contempo approcci innovativi per tutelare la salute e sulla sicurezza dei cittadini.
Chi sei e di dove sei?
Mi chiamo Ornella Corazza. Sono Trentina, della Val di Fiemme.
Qual è il tuo campo di ricerca?
Mi occupo di dipendenze. Un campo in continua evoluzione, che mi ha sempre affascinato. Quando ho iniziato ad occuparmene più di vent’anni fa l’unica dipendenza che conoscevamo era quella da sostanze tradizionali come l’eroina, la cocaina, la cannabis e poche altre. Poi abbiamo visto un’esplosione di nuove sostanze in rete, pensa che negli ultimi 15 anni con il mio team ne abbiamo identificate oltre mille! Di recente invece stiamo osservando una diffusione di "dipendenze comportamentali" cioè non legate a sostanze, come il gioco d’azzardo patologico, il gaming, i comportamenti sessuali compulsivi online e la ciberpornografia, il disturbo da shopping compulsivo, il cyberbullismo, la cybercondria, l’uso dei social media e social network, ed altri aspetti patologici ad essi collegati fino ad ora poco noti.
Da cosa deriva questo cambiamento? E quanto è facile ormai avere delle dipendenze comportamentali?
Il fenomeno è dovuto principalmente al rapido sviluppo tecnologico che ha determinato l’affermarsi di nuovi valori, comportamenti e idee nelle nostre società contemporanee. In particolare, l’uso di Internet ha portato cambiamenti radicali ed irreversibili nei nostri stili di vita, rafforzati poi dalla pandemia. Nonostante le grandi potenzialità dell’Internet per il genere umano, alcuni individui hanno sviluppato quello che viene chiamato un Uso Problematico di Internet (PUI), un argomento che stiamo studiando grazie al supporto della Commissione Europea, che ha finanziato gran parte dei nostri lavori. Abbiamo vinto da poco un nuovo assegno di ricerca Horizon per lavorare nelle scuole e studiare questo problema tra i più giovani. Partirà a luglio!
Quanto è facile ormai avere delle dipendenze da Internet?
Circa il 7% delle persone hanno qualche tipo di sintomo o conseguenza negativa legati all’utilizzo di Internet, ma la prevalenza sta aumentando di anno in anno, soprattutto dopo la pandemia, con tassi più alti nei Paesi a basso reddito e nei maschi. L’uso problematico dell’ Internet include varie condotte disfunzionali e ripetitive caratterizzate da aspetti di compulsività e dipendenza, ma manca ancora una sua definizione certa come disturbo mentale. Ci stiamo lavorando.
Ti sei trasferita all'estero quando e per quale motivo?
In realtà per motivi di studio. Mi sono trasferita a Londra nel 1999 per fare un Master e poi un dottorato di ricerca all’Università di Londra (SOAS), anche se avevo già fatto esperienze all’estero all’Università di Bochum in Germania con il supporto di una borsa Erasmus che avevo vinto mentre studiavo all’Università di Padova. La mia tesi di laurea è stata il primo studio italiano sull’MDMA (o l’ecstasy), che ho poi pubblicato e presentato a vari congressi nazionali e internazionali a soli 23 anni.
Dove sei stata e per quanto tempo?
A Londra, fino a pochi mesi fa! La considero una delle città più cosmopolite e affascinanti del mondo, dove si parlano oltre 250 lingue e quasi un terzo della popolazione è straniera e parte integrante della società. Pensa che il sindaco è mussulmano, una cosa che forse sarebbe impensabile in grandi città come Roma o Milano. Vivere a Londra mi ha permesso di viaggiare moltissimo e di presentare i risultati delle mie ricerche in tutti i continenti, di conoscere Premi Nobel, grandi ricercatori, medici, politici, filosofi, artisti e molti altri che per me sono stati un’importante fonte d’ispirazione, inclusi molti italiani. Ricordo sempre con emozione una cena ad Atlanta con Piero Angela, le visite a Laura Archera Huxley nella sua casa di Hollywood, o il viaggio in Giappone con Umberto Galimberti. Insomma Londra, mi ha offerto tante opportunità di crescita, che forse non avrei mai avuto in Italia, anche se i tempi stanno cambiando. Ho vissuto un periodo in Giappone, sempre per motivi di studio all’Università di Tokyo. Era il 2004 quando i nostri cellulari lì non funzionavano ancora e le scritte tradotte in inglese erano veramente poche ed è stato così che ho iniziato a studiare il giapponese!
Ora dove vivi e cosa fai?
Sono rientrata da qualche mese in Trentino. In un periodo storico ricco di instabilità ed incertezze, niente mi dà più forza della vicinanza alla mia famiglia, delle mie montagne e dei luoghi di infinita bellezza dove sono cresciuta. Amo la natura e gli sport all’aria aperta. Non avrei mai pensato di rientrare in Italia, fino a quando non ho ricevuto una chiamata come Professore Ordinario da parte del Rettore dell’Università di Trento al Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive di cui mi sento profondamente onorata. La Brexit poi ha cambiato molto le cose…
Hai dei sogni nel cassetto che vorresti realizzare col tuo ritorno in Trentino? Quali?
Continuare il mio lavoro di ricerca e di insegnamento con la stessa dedizione, mettendo a disposizione le mie conoscenze e l’esperienza fatta all’estero. Il mio “sogno nel cassetto” è quello di realizzare un Centro per lo Studio delle Dipendenze e di trovare con il mio team risposte sempre più innovative ad un problema radicato nelle nostre società e di formare nuovi ricercatori nel campo. Ho ottenuto molti successi nel corso della mia carriera e ho il desiderio di restituire quanto mi è stato dato.
Che consiglio daresti agli studenti per la loro carriera futura?
Durante la mia prima lezione all'Università di Trento, ho invitato i miei studenti ad uscire dalla loro “comfort zone”. Di cogliere le grandi opportunità offerte dall’Ateneo di formarsi anche all’estero, di conoscere delle realtà nuove e di confrontarsi con modi di pensare diversi. Di esprimersi fluentemente almeno in una lingua che non sia la loro. In fondo il Trentino è sempre stato un posto di passaggio e di scambio linguistico e culturale. Abbiamo molto da offrire. Credo nell’importanza della conoscenza e dell’approfondimento in tempi dove per molti la fonte principale d’informazione è quella dei social. Dico loro di studiare per non perdersi in un mondo spesso troppo superficiale.
Quali sono gli argomenti e/o studi che stai portando avanti in questo ultimo periodo?
Sto lavorando ad un nuovo progetto di ricerca sull’uso delle sostanze nello sport. Proprio in questi giorni stiamo organizzando un evento dedicato a questo tema dove interverranno varie autorità a livello mondiale, incluso il direttore scientifico della World Anti-Doping Agency (WADA) con cui collaboro da vari anni.
La settimana scorsa è uscito il mio nuovo libro sull’argomento intitolato:
The Body in the Mind - Exercise Addiction, Body Image and the Use of Enhancement Drugs
Seguirà poi un secondo studio sul gioco online rivolto ai genitori, che spesso non ne conoscono i rischi.
Vorresti rivolgere un messaggio a chi ti legge e alla Community di MondoTrentino?
Certo! Non perdete mai l’orgoglio di essere Trentini, di far conoscere la ricchezza del nostro patrimonio storico e culturale nel mondo e se avete l’opportunità tornate in vacanza o per restarci! Grazie per aver letto la mia intervista e buon proseguimento a tutti.