Descrizione
Chi sei e di dove sei originaria?
Sono Elisabetta Degiampietro, sono originaria della Val di Fiemme, di Cavalese per la precisione, dove sono cresciuta e dove ho ancora amici e familiari.
Qual è la tua formazione e cosa ti ha spinta ad andare all’estero?
Dopo aver frequentato il liceo linguistico a Cavalese, mi sono iscritta alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’ Università di Trento dove ho studiato inglese e tedesco. In realtà ho sempre avuto il pallino per le lingue e fin da bambina sognavo una carriera in ambito internazionale che mi portasse a varcare i confini del mio amato Trentino, scoprire nuovi paesi, nuove lingue e nuove culture.
Non è pertanto un caso che sia stata tra i primi studenti dell'Università di Trento a partecipare al programma Erasmus – oggi mondialmente conosciuto, ma allora nato da poco tempo e ancora molto sconosciuto. Ho quindi potuto studiare un anno in Germania, prima in Baviera presso l’Università di Eichstätt e poi nel Saarland, all'Università di Saarbrücken. Quello fu un anno memorabile che mi ha permesso non solo di imparare perfettamente il tedesco, ma anche di aprire il mio sguardo su un mondo che non conoscevo, incontrare un sacco di studenti come me provenienti da altri paesi europei e condividere un’esperienza formidabile che ci ha cambiati per sempre. È lì che ho scoperto l’Europa e capito che quello era il mio destino.
Cosa succede nel 1995, cosa cambia?
Dopo essermi laureata nell’estate del 1995 ho deciso di tentare l’avventura europea. Erano anni in cui l’Europa si stava costruendo e rafforzando in termini di integrazione tra i vari paesi, stava nascendo il mercato unico, cadevano le frontiere e si schiudevano enormi opportunità grazie ai programmi di cooperazione europea e di finanziamento di progetti transnazionali. Decisi che volevo utilizzare le mie conoscenze linguistiche per lanciarmi professionalmente nell’ambito europeo e sono partita per Bruxelles dove, un po’ per fortuna e un po’ grazie alla mia determinazione, sono riuscita a svolgere un tirocinio presso il Servizio di Traduzione della Commissione Europea.
Quello è stato il mio primo vero contatto con le istituzioni europee, un’esperienza indimenticabile che mi ha fatto capire in quale direzione continuare il mio cammino professionale.
Nel ‘96 poi inizia il tuo primo lavoro ufficiale, dove?
Terminato il mio tirocinio avevo ormai deciso di restare in Belgio e coincidenza volle che all’inizio del 1996 la provincia Autonoma di Trento assieme a quella di Bolzano e al Land Tirolo stesse aprendo, come tante altre regioni in quel periodo, il proprio ufficio di rappresentanza presso le istituzioni europee. Fu lì che cominciai a lavorare, anche grazie al fatto che conoscevo perfettamente non solo tedesco, inglese e italiano – lingue di lavoro dell’ufficio - ma anche il francese e l’olandese che avevo nel frattempo studiato e che sono comunque le lingue fondamentali per la vita quotidiana in Belgio.
Per quanto tempo lavori all’Ufficio dell’Euregio a Bruxelles e cosa significa per te lavorare lì?
L’esperienza presso l’ufficio dell’Euregio è stata per me importantissima. Da una parte perché pur lavorando a più di 1000 km dal Trentino, stavo facendo qualcosa di utile per la mia terra d’origine, cosa per me gratificante. Dall’altra questo lavoro mi ha fatto imparare il funzionamento delle istituzioni europee e mi ha permesso di conoscere in particolare la Commissione europea, le sue politiche e i programmi europei nei vari settori che potevano essere di interesse per le tre regioni.
I cinque anni passati all’ufficio di rappresentanza sono stati per me una preziosa scuola e un trampolino di lancio per partecipare e vincere nel 2000 il concorso di ammissione come funzionario alla Commissione europea. A gennaio 2001 ho quindi potuto finalmente realizzare un sogno, quello di lavorare per l’istituzione che per me rappresenta il cuore dell’Europa, la Commissione europea.
Da quanto tempo lavori alla Commissione Europea, di cosa ti sei occupata negli anni? Attualmente che ruolo rivesti?
Questi oltre vent’anni di lavoro per la Commissione europea sono stati per me incredibilmente arricchenti, stimolanti e fonte di grande soddisfazione.
Grazie alla politica interna di mobilità del personale, ho negli anni rivestito diversi ruoli e cambiato vari posti di lavoro. Ho cominciato nell’ambito dei programmi di istruzione e formazione. Un’esperienza bellissima che mi ha permesso di viaggiare molto, toccare con mano i risultati locali dei progetti finanziati dall’UE nel settore della formazione professionale e di incontrare scuole, istituti e professionisti della formazione in tutta Europa.
Col tempo poi mi sono orientata verso il settore della comunicazione, del coordinamento politico e delle risorse umane, conseguendo anche un post lauream in gestione delle risorse umane.
In questi ultimi anni ho riscoperto la mia passione iniziale per le lingue e il multilinguismo ricoprendo ruoli dirigenziali prima presso la Direzione Generale della Traduzione e, da poco più di un anno, presso quella dell’Interpretazione dove sono attualmente responsabile del servizio di conferenze.
Dirigo un team di circa 30 persone e insieme organizziamo un centinaio di conferenze all’anno per conto della Commissione europea. Il nostro servizio è una vera e propria macchina logistica, in continuo movimento e che richiede molta flessibilità, rapidità, intraprendenza e creatività. È un lavoro intenso, ma anche molto divertente. E poi ho la fortuna di essere supportata da un team motivato e molto competente composto da colleghi provenienti dai 27 paesi dell’ Unione europea. Ogni giorno c’è qualcosa da imparare e una nuova opportunità per crescere e costruire insieme. Chiaramente, come in tutti i lavori che prevedono una qualche forma di servizio ai clienti ci vuole alle volte una buona dose di pazienza; come ogni grande amministrazione pubblica anche la Commissione ha le sue procedure e i suoi tempi non sempre rapidi. Mi ritengo comunque davvero molto fortunata e privilegiata ad essere arrivata dove sono oggi!
Dopo tutti questi anni alla Commissione Europea, sei anche stata premiata, come vedi il ruolo della Commissione nel mondo d’oggi?
Sì, sono stata molto fiera di ricevere un paio di anni fa la medaglia per i 20 anni di servizio. Come tutti gli ambienti di lavoro, anche quello della Commissione è notevolmente cambiato in questi anni. Basti pensare all’allargamento all’est di 20 anni fa che ha portato nuovi colleghi, nuove nazionalità e nuove culture a lavorare al progetto europeo. O all’avvento delle nuove tecnologie e all’utilizzo di sistemi informatici che hanno cambiato completamente il nostro modo di lavorare. Cosa non è invece cambiato in questi anni è il mio amore per l’Unione europea e il mio impegno incondizionato giorno dopo giorno nella costruzione del progetto europeo. Le sfide che l’Europa deve affrontare sono diventate molto più grandi, si giocano ormai su scala globale. E come le recenti crisi hanno dimostrato è soltanto restando uniti e lavorando nella stessa direzione che i 27 paesi dell’Unione possono contare e competere sullo scenario mondiale.
Non c’è alternativa all’Unione europea. Certo, non è sempre facile far coincidere gli interessi nazionali e quelli europei, significa a volte rinunciare all’interesse individuale per il bene di qualcosa di più grande e l’euro-scetticismo che a volte percepisco mi rattrista molto.
Il ruolo della Commissione europea è proprio quello di proporre politiche e iniziative legislative che ci permettano di progredire insieme, di collaborare e crescere pur rispettando le nostre diversità, preservando diritti fondamentali quali la libertà, la democrazia e la pace. È un grande onore per me essere parte attiva di questo progetto.
Ci dicevi che è incentivata la possibilità di cambiare lavoro all’interno della Commissione, che prospettive hai rispetto al tuo lavoro? Cosa ti piacerebbe fare in futuro?
Non lo so ancora. Alle volte mi dico che sarebbe interessante terminare una carriera come la mia in Italia, presso una delle sedi della Commissione in Italia per potersi avvicinare ulteriormente al mio Paese di origine e poter interagire più direttamente con i cittadini e le istituzioni nazionali e locali.
Ma non escludo nemmeno di restare a Bruxelles e magari dirigere un altro servizio. Le possibilità non mancheranno. Basta restare aperti al cambiamento, coltivare la curiosità di scoprire cose nuove e non precludersi nessuna opportunità. La mia esperienza personale conferma che l’impegno, serio e continuo nel tempo, alla fine premia.
Che rapporto hai oggi con il Trentino? Ti sei creata a Bruxelles una famiglia, da chi è composta?
Sono ormai quasi 30 anni che vivo in Belgio. È la mia patria adottiva e sono molto legata a questo paese e alla sua gente che si è sempre dimostrata molto accogliente nei miei confronti. Ho due figli ventenni che sono nati e cresciuti qui e ai quali ho tramandato l’amore per l’Italia e il Trentino. Parlano perfettamente italiano e olandese e in più un paio di altre lingue straniere. Con il mio compagno abitiamo un po’ fuori Bruxelles dato che abbiamo optato per una grande casa, immersa nel verde e nella tranquillità. Bruxelles è una capitale multietnica e internazionale, dove nessuno si sente all’estero perché siamo praticamente tutti stranieri. È una città che ha un’offerta culturale notevole e, nonostante il tempo un po’ troppo piovoso per noi italiani, ci si vive proprio bene.
Ma non ho mai scordato le mie origini trentine e la mia valle in montagna. Torno più volte all’anno a Cavalese dove vivono mio papà, le mie sorelle e la loro famiglia e dove riesco davvero a rigenerarmi e a rilassarmi dopo mesi professionalmente intensi. Più passa il tempo e più ho riscoperto la mia bella terra d’origine, con la sua natura e le sue montagne senza paragoni, la sua qualità di vita sana e la dimensione umana, i suoi sapori, le sue tradizioni, la sua gente laboriosa e onesta. Indubbiamente il luogo ideale dove mi immagino trascorrere, una volta in pensione, buona parte del mio tempo libero.
Ti farebbe piacere lasciare un messaggio ai giovani e a tutti i lettori oltre che alla Community di MondoTrentino?
Ai giovani direi: inseguite i vostri sogni! Rispetto alla mia generazione, voi avete indubbiamente più possibilità e mezzi, siete molto più preparati e informati, siete nati europei, cittadini del mondo. Non per questo le sfide o le difficoltà sono minori, anzi. Credete in voi e non abbiate paura. Non dimenticate mai le vostre origini.
Vorrei dire poi a tutti i Trentini nel mondo che forse leggeranno questa intervista: “abbiamo portato un pezzetto della nostra bella regione nel mondo, spero che noi tutti avremo, in un modo o nell’altro, la possibilità di restituire un pezzetto di mondo al Trentino.”