Descrizione
Chi sei e di dove sei?
Mi chiamo Laura Lorenzi e sono nata e cresciuta a Trento.
Qual è la tua professione e dove vivi ora, principalmente?
Attualmente vivo a Berlino e qui è il mio punto fisso.
Lavoro nel mondo della danza, la definizione che meglio descrive la mia professione è in inglese: dance artist. Questo perché è un termine che racchiude in sé la versatilità della mia carriera. Lavoro come danzatrice freelance con diverse compagnie di danza contemporanea, (in questo momento tra l’Inghilterra, Berlino e Lussemburgo - Lipstick Traces, As We Are - AWA e Utopic Productions). Parallelamente al lavoro di interprete in scena mi dedico all’insegnamento di composizione e improvvisazione per professionisti e amatori. Inoltre ballo professionalmente e insegno tango argentino.
Per maggiori informazioni sul mio lavoro, visita il mio sito web: lauralorenzimovements.com
Da dove nasce la mia passione per la danza?
Non ricordo il momento preciso in cui ho espresso il desiderio di andare a lezioni di danza.. ero molto piccola (ho iniziato a tre anni) Ero una bambina piena di energia e i miei genitori hanno pensato che mi sarebbe piaciuto fare danza. Fortunatamente abitavamo molto vicino a una scuola di danza contemporanea con un fantastico progetto di propedeutica per bambini - L’altro Movimento, di Wally Holzhauser. Penso che le sue lezioni mi abbiano ispirati fin dal principio, c’era moltissimo spazio per giocare ed esprimersi attraverso il corpo, senza tralasciare lo studio della tecnica e la disciplina.
Che studi hai fatto?
Ho studiato al Liceo Coreutico Bonporti, che è nato proprio l’anno in cui dovevo andare al liceo!
Dove ti sei laureata?
Mi sono laureata a pieni voti alla London Contemporary Dance School (che fa parte della University of Kent). Attualmente collaboro con l’università come esperta invitata.
Scegliere di dedicarsi alla danza è una scelta di vita che non lascia spazio a molto altro, pensi che sia davvero così?
Sicuramente la scelta di dedicarmi alla danza professionalmente ha condizionato molti aspetti della mia vita. Essendo molto determinata, ho dato priorità allo sviluppo della mia carriera, ma non è stato solamente un sacrificio perché la danza rimane soprattutto una grande passione. Essere spesso in viaggio e dipendere da audizioni per lavori a volte confermati all’ultimo minuto, ha avuto un impatto forte rispetto a quanto tempo abbia potuto dedicare alla mia vita personale (famiglia, amici ecc.) Ma adesso che sono più consapevole e ho più esperienza riesco a ritagliare spazi anche per nutrire i vincoli importanti.
Cosa ti piace maggiormente del tuo lavoro?
Del mio lavoro amo il processo creativo che porta alla realizzazione di uno spettacolo. La ricerca del linguaggio coreografico, la sfida di mettersi in gioco a servizio dell’opera che si sta creando.
Le persone che incontro sono una costante fonte di ispirazione.
La consapevolezza del corpo che ho, dopo tanti anni di studio è un grande regalo per la vita di tutti i giorni.
In quali opere hai danzato e dove?
Compagnia Lipstick Traces
“In the Bushes” - Marsiglia, Lussemburgo, Londra Edinburgo
“Starving Dingoes” - Avignone, Lussemburgo, Londra
Compagnia AWA
“Mary’s Daughters”, non ha ancora debuttato
“Shoot the Camera man” - Xiamen, Shanghai, Pechino
Compagnia Utopic Productions Weaver
Lussemburgo, Stoccolma, Goteborg, Berlino
Natiscalzi Danza Teatro
“Le Ragazze” - Catania, Reggio Emilia e “Faust” - Cuneo, Rovereto
Quang Kien Van Dance
“Babylon” - Londra, “Mid Autumn Dances” - Londra, Lunar Shadows
Glyndebourne Opera House
“The Cunning little Vixen” coreografia di Ashcroft, “La Traviata” coreografia di Aletta Collins
Insegni Improvvisazione e composizione, due importantissime quanto impegnative materie, non solo nella danza. Usi un metodo in particolare?
Il mio approccio alla composizione istantanea nasce dall'integrazione di studi nelle tecniche di improvvisazione, maturati tra il Regno Unito, l'Europa e l'America Latina, dalla mia formazione in yoga e dalla mia esperienza come performer. Un aspetto fondamentale di questo metodo è il raggiungimento di uno stato di flow, che io considero come la chiave per essere presenti, aperti e disponibili, abbandonando il giudizio in favore della curiosità e dell’ascolto consapevole.
I miei riferimenti si basano sul movimento della danza postmoderna che si è sviluppato negli Stati Uniti negli anni '60 e '70. Altri artisti che hanno influenzato il mio approccio sono Melina Seldes, Lea Tirabasso, Anne Mareike Hess, David Zambrano, Katie Duck, Jonathan Burrows. Inoltre, ogni volta che vado in studio, insegno una lezione, facilito una jam o lavoro su una creazione, mi lascio ispirare dai miei colleghi e studenti.
Obiettivo del mio metodo è aiutare ciascun partecipante a scoprire e valorizzare la propria unicità come movimento e performer, utilizzando gli strumenti già a disposizione, come la danza, la voce, i ricordi e l’immaginazione. Insegnando come combinare questi elementi con tecniche coreografiche e compositive, miriamo a stimolare la creatività e la consapevolezza in ogni fase del processo. Attraverso questo percorso, l’obiettivo finale è permettere a ciascuno di trovare il proprio "stato di flow", favorendo la libertà espressiva e la connessione profonda con sé stessi e con gli altri.
Ti sei appassionata di tango argentino, ci vuoi raccontare?
L’incontro con il tango è stata una sorpresa e un ‘opportunità per riscoprire il piacere di studiare un nuovo linguaggio corporeo. Il tutto è nato con la scusa di un corso di perfezionamento a Buenos Aires.. ma una volta lì è nato un vero e proprio amore con questa danza di incontro. Penso che inconsciamente già sapevo che il tango doveva essere parte della mia vita artistica, altrimenti non mi spiego la sicurezza con cui ho programmato il viaggio in Argentina. A Buenos Aires mi sono sentita subito stranamente a mio agio e adesso quella città fa proprio parte della mia vita.
Quando le difficoltà del mondo della danza si sono fatte sentire, il tango è stata la mia ancora, la mia fonte di gioia. È comunque un'industria competitiva quella del Tango Argentino, ma essendo un ballo popolare sento che lascia più libertà a chi si vuole cimentare.. nel bene e nel male.
Ti piacerebbe raccontarci dell’attuale lavoro che stai portando avanti con la Compagnia di Lea Tirabasso?
Scrivo queste righe proprio nel viaggio di ritorno dopo il debutto della nuova creazione di Lea Tirabasso. Il pezzo si intitola ‘In the Bushes’ e ci mette di fronte a tutto ciò che è considerato tabù nella nostra società. Per cosa fare quando ci nasconderemo? Di cosa ci vergogniamo? Cosa facciamo solo a porte chiuse? Giocando con umorismo, suggestioni molto teatrali e un po’ 'provocatorie’ ‘In the Bushes’ è un viaggio in un universo dove nulla è troppo. Le emozioni, i giochi innocenti e quelli pericolosi, tutto è permesso.
È sempre un enorme piacere collaborare con Lea, la compagnia per questa creazione è composta da sei danzatori, tutti di grande ispirazione. Lea crea in maniera istintiva, prendendo rischi e spingendoci a dare il 150% ma il tutto con una gentilezza impressionante. Nelle sue coreografie noi danzatori abbiamo un ruolo molto attivo per quanto riguarda la creazione del materiale. Il linguaggio nasce da lunghe improvvisazioni e molta ricerca.
C’è uno spettacolo in cui hai lavorato che più di altri per te ha significato qualcosa di più e che è andato oltre il solito? la tua preferita rappresentazione?
Non posso dire di avere una creazione preferita.. quelle che ho amato sono tutte speciali.. e quelle che non ho amato meglio non nominarle!
Torni spesso in Trentino, cosa provi quando sei nella tua terra natia?
Purtroppo non riesco a tornare molto spesso ne per molto tempo a Trento. Però quando sono sul treno entrando nella regione e comincio a vedere le montagne sorrido, non sono di una famiglia montanara (per nulla). Nonostante questo appena le vedo sento un loro senso di familiarità, come una coccola. E appena arrivata in città non vedo l’ora di bere un caffè in Piazza del Duomo o in via Belenzani..
Vorresti lasciare un messaggio a tutti i lettori e alla Community di MondoTrentino?
Un messaggio alla vostra community? Si… vi consiglio di cominciare a danzare! Che sia nelle vostre cucine, in una scuola, in discoteca..