Descrizione
Chi sei e di dove sei?
Sono Michele Moser, ho 28 anni, di cui quasi 25 vissuti a Gardolo.
Qual è stato il tuo percorso di studi?
Dopo la maturità al Galilei mi sono iscritto al corso di laurea in matematica a Povo, percorso che ho concluso con una tesi in statistica nel 2019. Ho proseguito gli studi all’università di Trieste, dove ho frequentato la laurea magistrale in scienze statistiche e attuariali. A Trieste sono rimasto, in realtà, solo pochi mesi, perché poi è scoppiata la pandemia e ho dovuto seguire i corsi online. Ho ottenuto la laurea magistrale con una tesi in matematica dei fondi pensione, presentando una simulazione a computer del sistema pensionistico italiano.
Attualmente dove vivi, cosa fai e di cosa ti occupi?
Abito a Korneuburg, una cittadina della Bassa Austria alle porte di Vienna. Lavoro come analista attuariale (= matematico delle assicurazioni, ndr) in una compagnia di assicurazioni, la Österreichische Beamten Versicherung. Collaboro alla redazione del bilancio secondo i principi della direttiva europea Solvency II. Più concretamente, mi occupo di implementare nel nostro modello matematico i dati relativi alle polizze dei nostri circa 200.000 clienti e di preparare le ipotesi statistiche relative alla mortalità e al comportamento dei nostri soci assicurati.
Cosa ha significato e cosa continua a significare per te avere la madre polacca? Vai spesso in Polonia, hai tanti parenti là? Parli il polacco, ci vuoi raccontare un po’?
Non saprei bene come rispondere, per me è la cosa più naturale del mondo, come avere avere i capelli castani o chiamarmi Michele. Di sicuro ha significato viaggiare già all’asilo attraverso i paesi della Mitteleuropa: a bordo di una vecchia Ford Fiesta andavo con la mia famiglia a trovare la nonna in Polonia, attraversando Austria, Germania e Repubblica Ceca. Impiegavamo molto più del tempo necessario, evitando se possibile l’autostrada, ma in compenso entravamo in contatto con popoli che parlano lingue molto diverse fra loro, ma simili per tradizioni. Per questo per me non ha senso parlare dei cosiddetti paesi dell'est, semmai dei paesi della Mitteleuropa.
Oltre al lavoro come occupi il tuo tempo? Hai degli hobby, segui qualcosa in particolare?
Da bravo “Moser” sono un appassionato ciclista. Abito a pochi minuti dalla ciclabile del Danubio e nei mesi più caldi posso andare al lavoro in bici. Da qualche mese, inoltre, si è creato quasi spontaneamente un gruppo di escursionisti con cui vado in montagna il sabato o la domenica. In settimana partecipo a qualche attività di volontariato e da un po’ di tempo canto in un coro. Il problema non è tanto come occupare il tempo, ma scegliere le cose più importanti a cui dedicarsi: Vienna è grande 20 volte Trento, per cui ho 20 volte più cinema che a Trento, 20 volte più cori, 20 volte più circoli sportivi, associazioni ecc.
Cosa consiglieresti ad un italiano che si vuole trasferire in Austria per vivere e lavorare, che passaggi gli indicheresti di fare?
Può sembrare banale, ma non è scontato: imparare bene il tedesco. Conosco tanti amici che da anni lavorano a Vienna senza capire una parola di tedesco. Per tanti lavori, soprattutto in ambito accademico è sufficiente sapere l’inglese, però appena esci un attimo dalla capitale, il tedesco diventa indispensabile.
In Austria il lavoro non manca e, in generale, non è un problema essere straniero. Anche i lavori che in Italia sono considerati “umili”, qui offrono una retribuzione interessante. Tuttavia è difficile venire assunti a tempo indeterminato senza essere già residenti in Austria. Per cui il consiglio che posso dare è di cominciare da Praktikant (tirocinante) per le professioni intellettuali o da Lehrling (apprendista) per i lavori manuali e – solo in un secondo momento – candidarsi per delle posizioni a tempo indeterminato.
Ti piace vivere in Austria in generale? Quali differenze riscontri con il Trentino?
Sì: se non mi piacesse, sarei già tornato da tempo in Trentino.
L’Austria e gli austriaci sono simili a noi: la differenza più grande è, in realtà, vivere in una metropoli, anziché a Trento. La cosa che mi piace di più di Vienna è che anche le periferie sono molto curate, a volte addirittura più del centro storico. Vienna, pur essendo una metropoli, ha un’aria da grande paese: capita non di rado di incontrare amici o colleghi girando in città. Inoltre, anche al lavoro o in incontri pubblici la gente parla ancora in dialetto austriaco.
La differenza più grande con il Trentino (e con l’Italia) fa un po’ ridere, ma la vedo nell’osservanza pedissequa delle regole, in particolare del Codice della strada. Una volta, dopo una pizzata con degli amici italiani, abbiamo attraversato una via col rosso (la via era deserta, non c’era anima viva). Un attimo dopo è spuntata dal nulla una volante della polizia, che – avendoci visti – ci ha rincorsi gridando due volte dagli altoparlanti “Die Ampel ist rot!” (=Il semaforo è rosso!). Un mio amico una volta è stato multato per un contromano in bici in pista ciclabile...
Che rapporti hai con il Trentino oggi, quante volte ci torni?
Torno abbastanza spesso, più o meno una volta al mese. Mi piace tornare a Gardolo, perché lì conosco molte persone e le giornate sono meno anonime: se comincio a fare qualche lavoro in giardino, difficilmente passano cinque minuti senza che qualche gardolotto mi fermi a ciàcere.
Tornando con una certa regolarità, riesco a tenere i contatti con i miei amici e conoscenti trentini, però alle volte faccio fatica a seguire i loro discorsi: è come se guardassi solo un episodio al mese di una serie tv, senza aver visto quello che è successo nelle puntate precedenti.
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Spesso inseguendo opportunità di studio o di lavoro viviamo una vita da nomadi, cambiando spesso città e vivendo amicizie “occasionali”, che non durano. Dovunque siate, cercate di radicarvi e di trovare amicizie vere, che durino anche quando sarete tornati a casa in Trentino.